In ritardo rispetto agli altri anni, ma ci siamo. Sabato 1° agosto prendono il via ufficialmente i saldi in tutta Italia, posticipati di un mese causa coronavirus. In realtà non poche regioni, in accordo con la Conferenza delle Regioni presieduta da Stefano Bonaccini, avevano deciso comunque di anticipare: Sicilia, Calabria, Campania, Friuli Venezia Giulia, Lombardia, Molise e Piemonte. Dal 1° agosto verranno raggiunte da tutte le altre. La partenza anticipata di mezza Italia ha tuttavia permesso di rilevare i primi trend delle vendite di fine stagione. E ovviamente non sono entusiasmanti: come prevedibile, c’è stato un calo della spesa tra il 40% ed il 50% rispetto ai periodi di normalità economica. Tra i prodotti più ricercati, secondo i dati di Federazione Moda Italia-Confcommercio, quelli classici di stagione: t-shirt, pantaloni, abitini, bermuda, camicie, costumi da bagno, scarpe donna e sandali.
La spesa media, secondo le previsioni di Confcommercio, non supererà dunque i 135 euro a famiglia, mentre ogni persona spenderà nei saldi non più di 58 euro. Tuttavia la situazione non è così nera, stando alle parole di Renato Borghi, Presidente di Federazione Moda Italia-Confcommercio: “Sono saldi anomali, ma pur sempre saldi che generano gioia, soddisfazione e buonumore per le persone a caccia degli affari. Per i commercianti rappresentano un momento per tirare le somme di una stagione subito “mozzata”, ma che può ancora riservare qualche sorpresa. Un po’ di liquidità aiuta sempre. Quello che importa è che i consumatori continuino a sostenere con i loro acquisti, peraltro oggi ancora più convenienti”.
Confcommercio ha tenuto anche a precisare che le vendite si stanno svolgendo in massima sicurezza, seguendo il protocollo che ormai tutti noi conosciamo: distanziamento di almeno 1 metro tra le persone all’interno dei negozi, disinfezione delle mani, mascherine obbligatorie, possibilità di cambiare prodotti già acquistati solo a discrezionalità del venditore (a meno di prodotti danneggiati), nessun obbligo di far provare i prodotti nei camerini, pagamenti il più possibile elettronici, sosta breve nei negozi. E ovviamente, ma su questo non c’entra il virus, il rigoroso obbligo per il negoziante di indicare il prezzo normale di vendita, lo sconto e il prezzo finale.