Bocciato il salario minimo a 9 euro lordi l’ora per legge. il 5 e il 6 dicembre, in Aula a Montecitorio, si è consumato lo scontro finale tra governo e opposizioni: con 153 voti favorevoli, 118 contrari e 3 astenuti la Camera ha approvato il maxiemendamento che di fatto affossa ufficialmente la proposta unitaria delle opposizioni (Partito Democratico, Movimento 5 Stelle, Azione, +Europa, Alleanza Verdi e Sinistra Italiana con l’eccezione di Italia Viva), trasformandola in una legge delega. Che vuol dire? Sarà il governo a emanare norme in materia di retribuzione dei lavoratori e di contrattazione collettiva nonché di procedure di controllo e informazione. Il testo passa ora all’esame del Senato.
Al momento della discussione in Aula e poi del voto è scoppiata la bagarre con le opposizioni che protestavano e alzavano cartelli con scritto “Salario minimo negato. Non in nostro nome”, tanto che tutti hanno ritirato la firma dal provvedimento totalmente cambiato. Da sinistra urlavano in coro “vergogna, vergogna”, dai banchi della maggioranza “buffoni”, finché il vicepresidente della Camera di turno Fabio Rampelli ha dovuto sospendere la seduta, ripresa poi fino all’ok al provvedimento.
Stop al salario minimo per legge: cosa è successo
Sul salario minimo la tensione è sempre stata alta. Lo scorso luglio, i gruppi di opposizione (eccetto Italia Viva) avevano depositato alla Camera una proposta di legge sull’introduzione di una soglia minima per gli stipendi di tutti i lavoratori fissata per legge, pari a 9 euri lordi all’ora. La maggioranza di destra ha sempre contrastato questo provvedimento cercando di allungare i tempi di discussione: mai dicendosi assolutamente contraria, ma contestando l’impianto e insistendo sulla necessità di approfondire il tema.
Ad agosto, la presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha convocato a Palazzo Chigi i leader delle opposizioni. Dopo quell’incontro ha deciso di affidare al Consiglio nazionale dell’economia e del lavoro presieduto da Renato Brunetta il compito di presentare nel giro di un paio mesi un rapporto sul salario minimo e che alla fine ha bocciato la proposta.
Arriviamo a oggi. L’Aula della Camera ha bocciato l’emendamento delle opposizioni, ma ha approvato in Commissione Lavoro un maxi-emendamento che ormai non ha più nulla a che fare con la proposta originaria di 9 euro lordi l’ora per legge ma prevede, al suo posto, una delega al governo da esercitare entro 6 mesi. In poche parole, la maggioranza non ha ancora un’alternativa e gli viene concesso metà anno per strutturarne una. Un meccanismo per “garantire l’attuazione del diritto di ogni lavoratore e lavoratrice a una retribuzione proporzionata e sufficiente, come sancito dall’articolo 36 della Costituzione”.
Salario minimo: cosa prevede la legge delega del governo?
Ma perché il testo approvato oggi cancella la proposta originaria? Il centrodestra ha messo nero su bianco una proposta sul salario minimo con un emendamento (in due articoli). La prima parte della delega, che va attuata entro 6 mesi dall’approvazione del testo attraverso decreti legislativi, prevede un rafforzamento della contrattazione collettiva, prendendo a riferimento i “trattamenti economici complessivi minimi dei contratti collettivi nazionali maggiormente applicati”. Poi non viene indica una cifra minima di retribuzione e, in realtà, non viene nemmeno mai usata la parola “salario”. Si fa comunque riferimento a misure per “assicurare ai lavoratori trattamenti retributivi giusti ed equi”. Nell’ambito della delega si prevede inoltre un ruolo specifico del ministero del Lavoro sia in caso di mancanza di contratto di riferimento che nel caso di ritardo nei rinnovi. Nel testo spunta anche, tra i principi, quello di “favorire lo sviluppo progressivo della contrattazione di secondo livello”.
La seconda delega, sempre di sei mesi, riguarda i contratti pirata. Il governo sostiene di voler “incrementare la trasparenza” nelle dinamiche contrattuali, “nonché conseguire obiettivi di effettivo contrasto al dumping contrattuale, a fenomeni di concorrenza sleale, alla evasione fiscale e contributiva ed al ricorso a forme di lavoro nero o irregolare in danno dei lavoratori e delle lavoratrici”.
Salario minimo: la protesta delle opposizioni
“Oggi è un giorno triste, oggi che accartocciate con una mano la proposta di salario minimo delle opposizioni e con l’altro date un manrovescio a milioni di lavoratori poveri”, ha dichiarato la segretaria del Pd Elly Schlein. “Vorremmo sapere perché Meloni ce l’ha così tanto con i poveri. Voi all’ascensore sociale state tagliando i fili perché chi è povero resti povero”. Giuseppe Conte, che ieri ha strappato platealmente il testo originario, ha tuonato: “State facendo carta straccia del salario minimo legale”. Per +Europa è grave il fatto che “non solo si bypassa il Parlamento non solo si strumentalizza il Cnel quarta istituzione dello Stato, ma salta anche il confronto con le parti sociali”. E annunciano battaglia nelle piazze e nelle aule parlamentare.
La replica di Giorgia Meloni
Giorgia Meloni ha replicato alle critiche di ieri e anticipato le proteste di oggi, parlando questa mattina (prima della votazione) ai microfoni di Rtl 102.5. “L’opposizione mi fa sorridere” visto che “hanno avuto 10 anni e non l’hanno mai fatto” ha detto. Una stoccata anche ai sindacati, cui chiede di “essere più coerenti, visto che accettano contratti da 5 euro”.