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Salario minimo: l’incontro tra Meloni e opposizioni non annulla le distanze e la premier chiama in campo il Cnel

Imagoeconomica

Posizioni ancora distanti dopo l’incontro governo-opposizioni sul salario minimo, com’era abbastanza prevedibile. Dopo una lunga discussione – durata due ore circa – i più importanti leader nazionali di partito si sono confrontati sui 9 euro lordi all’ora come stipendio base per tutti i lavoratori. Un tema identitario che l’opposizione ha voluto insistentemente introdurre nel dibattito politico con una proposta di legge unitaria presentata in Parlamento che ha visto confluire tutte le forze dell’opposizione, tranne Italia Viva di Renzi. Ma chi c’era all’incontro? E cosa è successo?

Chi c’era all’incontro sul salario minimo?

La delegazione dell’esecutivo, guidata dalla premier Giorgia Meloni, è composta dai due vicepremier Antonio Tajani e Matteo Salvini, dalla ministra del Lavoro Maria Elvira Calderone e dai sottosegretari Giovanbattista Fazzolari e Alfredo Mantovano. Presenti tutti i leader delle opposizioni, tranne Italia Viva: Elly Schlein con la responsabile dem al lavoro Maria Cecilia Guerra per il Pd, Giuseppe Conte con l’ex ministra del Lavoro Nunzia Catalfo, il leader di Azione Carlo Calenda con il capogruppo alla Camera Matteo Richetti, il segretario di Sinistra italiana Nicola Fratoianni, Angelo Bonelli ed Eleonora Evi per Europa Verde, Riccardo Magi e Benedetto Della Vedova per +Europa.

Cosa è successo all’incontro sul salario minimo

Meloni ha rinnovato tutte le critiche sulla loro proposta di legge per una paga non inferiore ai 9 euro all’ora: il rischio che possa rappresentare un boomerang perché potrebbe livellare verso il basso e non verso l’alto le retribuzioni, depotenziare la contrattazione collettiva che invece secondo il governo sarebbe lo strumento principe per agire sul problema innegabile dei salari bassi. I leader dell’opposizione hanno risposto alle obiezioni illustrando la loro proposta di legge.

La premier non ha rilanciato una propria controproposta ma prende tempo chiamando in causa il Cnel presieduto da Renato Brunetta per giungere a una proposta “condivisa di contrasto al lavoro povero e ai bassi salari”. “Penso che la sede più appropriata, nel rispetto della costituzione, sia il Cnel”, ha detto Meloni al termine dell’incontro.

In 60 giorni, il tempo del rinvio della discussione in Parlamento sul salario minimo, si possono “coinvolgere le parti sociali” per arrivare a una proposta di legge da sottoporre a Parlamento e Governo per dare piena attuazione all’articolo 36 della Costituzione. “Il lavoratore ha diritto ad una retribuzione proporzionata alla quantità e qualità del suo lavoro e in ogni caso sufficiente ad assicurare a sé e alla famiglia un’esistenza libera e dignitosa”.

Le dichiarazioni dell’opposizione

Calenda si dice soddisfatto perché in questo incontro interlocutorio “nessuno ha sbattuto la porta”. Ribadisce che verranno comunque raccolte le firme necessarie per sostenere la loro proposta di legge. Fratoianni e soprattutto Magi si sono rivelati più negativi: “Nulla di nuovo, siamo a metà tra un remake della discussione in commissione e il question time del governo alle opposizioni”. Polemico anche Conte: “Il Cnel? A noi sembra una palla in tribuna ma ben venga. Non c’è stata però nessuna controproposta”. Ancora più rigida Schlein: “Il Governo non ha una sua proposta, non ha le idee chiare. È rimasto sulle sue posizioni” e ha precisato che si manterrà la raccolta firme, che non c’è stata una controproposta alternativa da parte del Governo e che la sede per cui affrontare tale discussione è il Parlamento.

Insomma, ognuno resta sulle proprie convinzioni. E alla fine tanti cari saluti e buon Ferragosto.

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Categories: Lavoro