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Salario minimo a 9 euro, ecco cosa prevede la proposta di legge dell’opposizione

Pixabay

L’alleanza per il salario minimo compie il suo primo passo ufficiale. È stata depositata ieri, martedì 4 luglio, alla Camera la proposta di legge in 7 punti sul salario minimo firmata da tutti i partiti di opposizione – M5s, Pd, Alleanza Verdi-Sinistra, Più Europa e Azione – tranne da Italia viva. Il governo e la maggioranza si sono finora mostrati ostili alla proposta: “Non sono convinta che al salario minimo si possa arrivare per legge”, ha tagliato corto la ministra del Lavoro Marina Calderone. Il testo, 8 articoli, prevede la soglia a 9 euro l’ora e l’applicazione a tutte le tipologie di lavoro (anche alle collaborazioni), oltre all’utilizzo come riferimento del salario minimo previsto dai contratti, rafforzando in questo modo l’azione sindacale. 

Se la proposta venisse approvata, i trattamenti economici minimi (Tem) non potrebbero essere inferiori a 9 euro lordi l’ora. Quindi la proposta riguarda i Tem e non i trattamenti economici complessivi (Tec), che comprendono anche gli scatti di anzianità, le mensilità aggiuntive come tredicesima e quattordicesima e le indennità contrattuali fisse e continuative. Anche perché altrimenti la proposta servirebbe a pochi e, al contrario, andrebbe ad indebolire la contrattazione collettiva. La soglia dei 9 euro va intesa come un “salvagente” nei casi in cui il contratto collettivo nazionale (Ccnl) dovesse prevedere una retribuzione inferiore. Nel caso in cui fosse più vantaggioso per il lavoratore continuerebbe a essere applicato il contratto nazionale. Ma andiamo a vedere nel dettaglio cosa dice la proposta sul salario minimo delle opposizioni.

Salario minimo in Italia: i 7 punti della proposta di legge

In attesa che la proposta faccia il suo iter alla Camera vediamo quali sono i 7 punti:

1) al lavoratore di ogni settore sia riconosciuto uno stipendio non inferiore a quello previsto dai contratti collettivi stipulati dalle organizzazioni datoriali e sindacali comparativamente più rappresentative, salvo restando i trattamenti di miglior favore; 

2) a ulteriore garanzia del riconoscimento di una giusta retribuzione, venga comunque introdotta una soglia minima inderogabile di 9 euro all’ora. Una cifra che nell’ordine delle idee delle opposizioni dovrebbe tutelare i settori più fragili e poveri, nei quali il potere contrattuale è più debole delle organizzazioni sindacali;

3) l’estensione della giusta retribuzione anche ai rapporti di lavoro alla parasubordinazione e al lavoro autonomo;

4) conformemente anche a quanto previsto nella direttiva sul salario minimo, sia istituita una Commissione costituita da rappresentanti delle parti sociali e delle istituzioni che avrà il compito di aggiornare periodicamente il trattamento economico minimo orario;

5) sia disciplinata e quindi garantita l’effettività del diritto dei lavoratori a percepire un trattamento economico dignitoso;

6) sia riconosciuta per legge l’ultrattività dei contratti di lavoro disdettati o scaduti;

7) sia riconosciuto un periodo di tempo per adeguare i contratti alla nuova disciplina, e un beneficio economico a sostegno dei datori di lavoro per i quali tale adeguamento risulti più “oneroso”.

Salario minimo: perché Italia Viva è contro?

“Nel merito sul salario minimo – dichiara una nota del partito di Renzi – Italia Viva aveva presentato alle elezioni un testo diverso da quello che è stato proposto dal Campo Largo e dunque, in coerenza con il mandato elettorale, Italia Viva proporrà degli emendamenti al testo, votando a favore dei punti su cui è d’accordo. Italia Viva si comporterà allo stesso modo sui prossimi disegni di legge su giustizia, su infrastrutture, su sanità. Votiamo le leggi che ci convincono ma restiamo all’opposizione di Meloni e distanti dalle posizioni sul lavoro di Fratoianni, Conte e Schlein”.

La proposta spacca i sindacati

Tra i sindacati Maurizio Landini, segretario generale della Cgil e Paolo Bombardieri della Uil si sono detti favorevoli. Diversa invece l’opinione Luigi Sbarra, leader della Cisl, convinto che “l’indicazione di una soglia, di un compenso minimo per legge esponga a diversi rischi come la fuga dall’applicazione dei contratti in molte aziende, uno schiacciamento verso il basso della dinamica retributiva dei salari medi e soprattutto un espandersi del lavoro nero e del sommerso”. Sul tema è intervenuto anche il presidente di Confindustria, Carlo Bonomi, che rivendicato l’applicazione da parte degli industriali di contratti decisamente superiori alla cifra indicata nella Pdl: “Si parla di 9 euro lordi, non è un tema che riguarda Confindustria. I nostri contratti sono sopra quella cifra”.

Il salario minimo nel resto d’Europa

La direttiva Ue non impone di cambiare i sistemi nazionali esistenti sul salario minimo da corrispondere ai lavoratori, ma nel rispetto delle differenze dei modelli di mercato del lavoro tra i diversi Paesi membri, stabilisce un quadro procedurale per promuovere salari minimi “adeguati ed equi”.

Tra gli stati membri dell’Unione europea, oltre all’Italia anche Austria, Danimarca, Finlandia e Svezia non hanno un salario minimo, preferendo il ricorso alla contrattazione collettiva tra esecutivo e parti sociali. Invece, dei 22 Paesi Ue dove esiste il salario minimo, con valori e applicazioni molto differenti, la Bulgaria è quella con il tetto di retribuzione più basso pari a 398,80 euro al mese, circa 2,37 euro l’ora. Mentre il limite più alto è in Lussemburgo pari a 2.387,40 euro al mese, ovvero 13,37 euro l’ora. Solo altri 7 Paesi hanno il salario minimo fissato sopra i 1.000 euro: Germania (2,080.00 euro pari a 12 euro l’ora), Francia (1709,28 euro pari a 11,27 euro l’ora), Spagna (1.260 euro pari a 7,82 euro l’ora), Irlanda (1909.70 euro al mese pari a 11,30 euro l’ora), Belgio (1,954.99 euro pari a 11,87 euro l’ora), Paesi Bassi (1934.40 euro al mese ovvero 11,16 euro l’ora) e Slovenia (1.203,36 euro circa 6,92 euro l’ora).

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