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Salari: Draghi pronto a tagliare il cuneo fiscale 2022 di 220 euro per i lavoratori sotto i 35 mila euro

Per fronteggiare l’inflazione che erode i salari Draghi pensa di raddoppiare gli sconti contributivi fino a fine anno per le fasce di lavoratori più deboli

Salari: Draghi pronto a tagliare il cuneo fiscale 2022 di 220 euro per i lavoratori sotto i 35 mila euro

Il Governo Draghi non nasconde la propria irritazione per gli errori di comunicazione della Bce che hanno provocato il crollo della Borsa e soprattutto dei titoli bancari e l’innalzamento dello spread Btp-Bund a livelli che non si conoscevano da tempo. Ma all’incidente della Lagarde che non ha saputo convincere i mercati sulla rete anti-spread, Draghi vuol rispondere con i fatti e con un piano che, senza scostamenti di bilancio, punti a rafforzare i salari delle fasce più deboli tagliando temporaneamente il cuneo fiscale e riducendo la differenza tra retribuzione lorda e retribuzione netta almeno fino alla fine del 2022.

Salari: taglio del cuneo fino a fine anno per difendere quelli più deboli

Il piano che ha in mente Draghi prevede di raddoppiare lo sconto contributivo, già introdotto dall’ultima legge di bilancio, per 13,8 milioni di italiani, ossia quelli che hanno un reddito da lavoro inferiore ai 35 mila euro lordi annui, prolungandolo fino alla fine dell’anno in corso con un beneficio totale annuo di 223 euro a testa, a cui però bisogna aggiungere anche il bonus una tantum di 200 euro che scatterà a luglio, oltre agli sconti su bollette di luce e gas e sulle accise sulla benzina che il Governo pensa di prorogare. La misura su cui il Governo sta lavorando punta a a far salire lo sgravio contributivo dallo 0,8 all’1,6% con una spesa aggiuntiva per il Tesoro di 750 milioni di euro per sei mesi.

In totale gli sconti contributivi e le altre misure anti-inflazione (tra bonus, bollette e benzina) dovrebbero costare al Tesoro tra i 6 e i 9 miliardi ed essere finanziati principalmente dall’extragettito Iva derivante dai rincari senza dimenticare la possibilità di attingere dagli extraprofitti sulle società energetiche, anche se il provvedimento è a rischio di incostituzionalità. Di sicuro Draghi vuol venire incontro alle urgenze delle fasce più deboli della popolazione ma senza aggravare il bilancio pubblico, su cui peserà il maggior costo degli interessi sul debito.

Siamo nel campo degli interventi d’emergenza mentre per quelli più strutturali se ne parlerà in occasione della nuova legge di bilancio di settembre, politica e fibrillazioni elettorali permettendo.

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