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Salari, a Milano buste paga più pesanti ma reddito più basso di tutti: la mappa degli stipendi in Italia

Imagoeconomica

I milanesi sono i meglio pagati d’Italia con uno stipendio medio superiore di due volte e mezzo rispetto alla media nazionale: lo stipendio medio è salito del 6,7% e adesso vale il doppio di quello di Torino. Invece, le buste paga sono più leggere in 22 province su 107 tra il 2019 e il 2021. In queste aree un lavoratore dipendente ha perso in media nel triennio 312 euro, a fronte di una crescita nazionale di circa 301 euro.

A certificare la distanza salariale tra le città italiane è l’ultima rilevazione dell’Istituto Tagliacarne. Torino non figura tra le 22 province dove i salari risultano in calo. Infatti, gli stipendi si sono alzati, intorno al 2,3%, una crescita in linea con l’inflazione registrata nell’ultimo biennio. È anche vero però che il lavoro a Torino non paga abbastanza. 

Il reddito medio procapite del lavoro dipendente è di circa 15.425 euro l’anno. Il capoluogo è solo quattordicesimo in Italia per valore delle buste paga. Davanti ci sono comuni come Trieste, Verona, Genova, Parma, Reggio Emilia. In cima alla classifica c’è Milano, a quota 30 mila euro l’anno. A seguire ci sono Bolzano e poi Roma, nella forbice compresa tra 19 mila e 18 mila euro.

Classifica retributiva d’Italia: Milano al top, Rieti fanalino di coda

Salari più magri di oltre mille euro a testa si registrano a Venezia, Firenze e Prato. Mentre crescite al top si rilevano a Milano (+1.908 euro), Parma (+1.425) e Savona (+1.282). A Milano i dipendenti sono anche i meglio pagati d’Italia, con uno stipendio medio di 30.464 euro nel 2021, due volte e mezzo la media nazionale di 12.473 euro e nove volte più alto di quello di Rieti fanalino di coda nella classifica retributiva con il monte salariale pro capite più basso (appena 3.317 euro).

Milano al top per redditi da lavoro dipendente

Nell’Italia della frammentazione delle buste paga emerge un altro dato che contraddistingue Milano. Nel capoluogo lombardo il reddito da lavoro dipendente rappresenta oltre il 90% del reddito disponibile (ovvero il reddito che rimane al netto delle tasse e degli oneri sociali di un nucleo familiare) contro il 67% di Torino e il 63,1% della media nazionale. Tanto che, se stilassimo una classifica del reddito disponibile al netto del reddito da lavoro dipendente, il capoluogo lombardo precipiterebbe all’ultimo posto in classifica con appena 3.131 euro a testa.

Nell’ultimo biennio, il peso in termini pro-capite del reddito da lavoro dipendente sul totale del reddito disponibile è rimasto stabile intorno al 63%. Ma in 42 province su 107, delle quali solo sei sono del Mezzogiorno, è aumentato passando dal 68,7% nel 2019 al 69,7% nel 2021. Nel complesso, l’incidenza delle retribuzioni sulle entrate disponibili si rileva più marcata nelle città metropolitane (71,3%) meno nelle province (57,6%). Ai due estremi, come abbiamo visto, si trovano Rieti con il 23,9% e Milano con il 90,7%.

Fausto Esposito: “L’analisi non rispetta la tradizionale dicotomia Nord-Sud”

“L’analisi dimostra che la geografia delle retribuzioni è diversificata territorialmente, e sotto vari aspetti non rispetta la tradizionale dicotomia Nord-Sud – sottolinea Gaetano Fausto Esposito, direttore generale del Centro Studi Tagliacarne -. Se confrontiamo la graduatoria del pil pro capite (che misura la produzione della ricchezza) con quella delle retribuzioni – aggiunge – vediamo che nel primo caso praticamente tutte le ultime trenta posizioni sono appannaggio di province meridionali (con la sola eccezione di Rieti), mentre in quella delle retribuzioni pro-capite troviamo ben 10 province del Centro-Nord, il che induce a riflettere sulle politiche dei redditi a livello locale”.

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