Il cda di Saipem ha approvato i conti dei nove mesi e il piano strategico 2017-2020, confermando la guidance 2016 ma rivedendo al ribasso quella per il 2017. Il bilancio al 30 settembre vede ricavi a 7,88 miliardi (-6,6%), un Ebitda adjusted in aumento a 997 milioni (dai 224 milioni dello stesso periodo dell’anno scorso) e un risultato netto adjusted di 200 milioni (da una perdita di 562 milioni).
In realtà, “il contesto di mercato ancora più sfidante” ha spinto la società a “razionalizzazioni e svalutazioni”, che nei primi nove mesi hanno determinato una perdita netta di 1,925 miliardi. Tra le rettifiche vanno segnalate quelle su asset per 1,981 miliardi e di crediti onshore drilling per 144 milioni.
La guidance 2017 vede ricavi a 10 miliardi, un mol a 1 miliardo, un utile netto sopra i 200 milioni e un debito netto sotto 1,4 miliardi. La società segnala anche l’acquisizione di nuovi ordini che salgono così a 6,627 miliardi (da 5,35 miliardi dell’anno scorso) grazie a 3,3 miliardi ottenuti solo nel terzo trimestre.
Nonostante i risultati trimestrali siano stati migliori delle attese, Saipem è sotto pressione a Piazza Affari e cede il 5,6% alle 10,30. L’aspettativa era rivolta soprattutto alla guidance 2017, la cui revisione operata dal management ha deluso gli operatori. I ricavi sono infatti attesi a circa 10 miliardi, inferiori a quanto precedentemente comunicato (oltre 11 miliardi) e l’indebitamento finanziario netto è atteso in forte rialzo sulle precedenti stime da meno di un miliardo a poco meno di 1,4 miliardi. L’Ebit dovrebbe raggiungere le attese degli analisti a 500 milioni, ma probabilmente a seguito delle forti svalutazioni per oltre due miliardi dichiarate dal management che ridurranno il monte ammortamenti. La guidance a livello di Ebitda pari a 1 miliardo si colloca del 20% in meno del livello atteso per l’anno in corso e inferiore alle stime del consensus che arrivava a 1,1/1,2 miliardi.
L’abilità dell’Ad di Saipem, Stefano Cao profondo conoscitore del mondo oil&gas, tuttavia lascia ben sperare. Il gruppo ha infatti deciso anche di procedere con il piano di risparmi (maggiori efficienze per 1,7 miliardi) e di avviare una riorganizzazione del gruppo in cinque divisioni – informa Mf – dedicate a ciascuna attività: costruzioni offshore e onshore, drilling, servizi di ingegneria ad alto valore aggiunto. La nuova organizzazione prevede la riduzione di circa 800 risorse umane e processi operativi più snelli.