La caduta libera di Saipem a Piazza Affari ha causato fin qui al Fondo Strategico Italiano (controllato dalla Cdp) una minusvalenza teorica di 373 milioni di euro sul pacchetto di azioni appena rilevato da Eni.
Nel dettaglio, l’acquisto del 12,5% di Saipem da parte di Fsi è avvenuto a 8,3965 euro per azione per complessivi 463,2 milioni mentre oggi quella stessa partecipazione vale 90,3 milioni.
Dall’annuncio dell’aumento di capitale – avvenuto a Londra lo scorso 27 ottobre – la capitalizzazione di Saipem si è ridotta da 3,53 miliardi a 722 milioni: 2,8 miliardi bruciati in Borsa a fronte di una ripatrimonializzazione da 3,5 miliardi di euro, comunque garantita da Eni, Fsi e dal consorzio di collocamento.
Ieri, nonostante il rimbalzo del greggio, il combinato prezzo-diritto di Saipem ha perso un altro 40%. Dall’inizio dell’aumento, il passivo sfiora ormai il 70%. La chiusura è stata a quota 1,637 euro, a fronte di un titolo che, soltanto a metà 2014, valeva 20 euro e nel settembre 2012 aveva toccato un massimo di 40 euro.
Da parte sua Eni, pur avendo deconsolidato il corposo debito della società d’impiantistica, vede la propria partecipazione nella controllata, oggi ridotta al 30,5%, riavvicinarsi agli storici valori di libro (pari a 0,96 euro per azione, stando al bilancio 2014).