È un intrigo internazionale fatto di petrolio, tangenti, favori e silenzi, quello svelato dalla Procura di Milano. Nell’occhio del ciclone c’è Saipem, la società del gruppo Eni che presta servizi nel settore petrolifero. Tutto ruota attorno a una presunta tangente pagata alle autorità algerine, in parte girata all’ex direttore operativo dell’azienda italiana, Pietro Varone, attualmente arrestato e sospeso dalla società in via cautelare lo scorso 5 dicembre.
I pm milanesi – riporta il Corriere della Sera – hanno chiesto a Singapore di bloccare più di 100 milioni di dollari su conti riconducibili a Farid Bedjaoui, intermediario di Saipem e, soprattutto, “rappresentante” a Dubai degli interessi di Chekib Khelil, ministro algerino dell’energia. Ma non è tutto, i magistrati vorrebbero congelare altri 23 milioni di dollari su conti correnti di Hong Kong sempre nelle disponibilità di Bedjaoui, su cui pende un mandato di cattura internazionale. Gli inquirenti si sono spinti anche in Libano, con una rogatoria su conti collegabili alla famiglia del ministro, partecipe di società costituire dall’intermediario tramite una fiduciaria svizzera a Panama.
Una vera e propria internazionale dei petrodollari, che non finisce qui. Ci sarebbero infatti anche due viaggi in Italia costati ben 100 mila euro e messi in conto a Tullio Orsi, ex presidente di Saipem in Algeria, a Mohamed Meziane, presidente di Sonatrach, il colosso petrolifero statale in Algeria. A libro paga anche il figlio di Meziane, consigliere personale di Orsi a mille euro al mese. Briciole in confronto al milione e 750 mila dollari che sarebbero finiti nelle tasche di El Hameche Mohammed Reda, capo di gabinetto di Meziane.
L’acrobatico giro di denaro si conclude alla grande, con 10 milioni di euro che tornano in Italia, destinatario il direttore operativo di Saipem, Sandro Varone, e 5,2 milioni versati da Bedjaoui a Orsi per – cita il Corriere – “pagarne il prezzo del silenzio su fatti imbarazzanti al momento dell’allontanamento di Orsi dall’azienda (con 4 mila euro al mese di consulenza) come iniziale capro espiatorio.”
Per l’accusa, Saipem in Algeria si sarebbe aggiudicata 7 contratti, valore totale otto miliardi di euro, grazie al pagamento tra il 2007 e il 2010 di una tangente equivalente al 2,5% dell’importo: 197 milioni di dollari. L’arresto dell’ex manager è avvenuto lo scorso 28 luglio e i suoi legali hanno presentato ricorso ai giudici del tribunale del Riesame.