SAIPEM/MPS, DUE TEGOLE SULLA CORPORATE ITALIA
LA FED CONFERMA GLI ACQUISTI: 85 MILIARDI AL MESE
Dopo il caso Mps, la residua fiducia dei mercati sulla corporate Italia è messa a dura prova dal tracollo di Saipem –34%, dopo che il nuovo management della società ha rivisto in drastico ribasso le stime di utile per il 2012 e il 2013. In una sola seduta la controllata Eni ha perduto 4 dei 13 miliardi di capitalizzazione vantati fino a martedì sera, prima del profit warning legato all’operazione pulizia su contratti e commesse effettuate dal nuovo management.
A tingere di giallo la vicenda contribuisce a queto punto il collocamento di azioni Saipem, avvenuto due giorni fa, ventiquattro ore prima dell’annuncio del profit warning. E’ stata Bank of America Merril Lynch , secondo le segnalazioni delle sale operative. a collocare 9,97 milioni di azioni per 350 milioni di euro, a 30,65 euro ad azione circa, pari al 2,3% circa del capitale. Chi ha venduto? Fidelity, l’unico azionista con una partecipazione sopra il 2% del capitale, e precisamente il 2,641%, oltre a Eni che detiene il 42,93%, ha smentito. La Consob ha aperto un’indagine.
Il collasso di Saipem ha avuto due effetti immediati. La frana di Eni -4,7%, la blue chip italiana più importante, che è caduta in ribasso del 4,7%. Un’iniezione robusta di sfiducia sulla corporate Italia, già scossa dal caso Mps.
Il titolo MontePaschi -9,4% dopo tre giorni di recupero, è tornata pesantemente a scendere anche per effetto di un sentimento di sfiducia verso il mercato azionario italiano da parte degli investitori stranieri. Intanto gli inquirenti hanno contestato agli indagati il reato di associazione a delinquere.
A fine seduta il bilancio di Piazza Affari è molto pesante con l’indice FtseMib che perde il 3,3%. Assai più modesto il ribasso degli altri listini europei: Parigi e Francoforte hanno perso lo 0,5%, Londra -0,2%.
AMERICA
L’attuale tasso di crescita del Pil (2,2% nel 2012) non è sufficiente a riassorbire la disoccupazione in Usa. Con questa premessa il vertice della Fed ha confermato che continuerà ad iniettare 85 miliardi di dollari al mese nell’economia.
Non fare la guerra costa, almeno in termini di Pil. La notazione politicamente assai scorretta trova però conferma nell performance negativa a sorpresa dell’economia americana nel quarto trimestre, la prima flessione dalla recessione del 2007-2009. Secondo i dati del dipartimento del Commercio, il Pil è sceso dello 0,1% su base annuale dopo che nel precedente trimestre era cresciuto del 3,1%. Gli economisti avevano previsto una crescita dell’1,1%.
Tra le motivazioni ci sarebbe proprio la forte riduzione delle spese per la difesa, scese ai minimi degli ultimi 40 anni.
In serata il cross euro/dollaro è sui massimi della seduta a 1,356, mentre l’oro reagisce con un rialzo dell’1% a 1.680 dollari.
Wall Street chiude in ribasso: l’indice Dow Jones scende dello 0,36% al pari del Nasdaq, l’S&P arretra dello 0,39%.
Brusca caduta e parziale ripresa di Facebook dopo i conti trimestrali: l’aumento delle uscite (+82%) ha spinto il titolo giù dell’11%, poi corretto a -3%. Le spese sono legate agli investimenti per traslocare il social network sui mobile.
ASIA
Giornata affollata di bilanci. Oltre 250 società della Borsa di Tokyo hanno annunciato i conti trimestrali. Più della metà, il 52% registra utili superiori alle previzioni ma il 54% ha fallito gli obiettivi di crescita del fatturato. La corporate Japan reagisce, insomma, con il taglio dei costi alle difficoltà dell’export.
L’indice Nikkei-0.07% è poco sotto la parità. Da notare il tracollo di Nintendo -7,1% dopo i dati deludenti delle vendite della nuova Wii.
FIAT SENZA DIVIDENDO , I CONTI DI STM.
Fra le blue chip milanesi il ribasso ha colpito in maniera indiscriminata. Si sono salvate solo Luxottica, in rialzo del 2,2% dopo i buoni risultati, e Ferragamo +0,3%.
Dopo una serie di saliscendi, Fiat ha perso il 4,8%: la società ha diffuso risultati del 2012 in linea con le attese e ha fornito indicazioni sul 2013 leggermente migliori del consensus. Fiat ha chiuso il 2012 con un utile netto di 1,4 miliardi, in calo del 14,5% rispetto al 2011 (che includeva Chrysler dal primo giugno), superando cosi’ il consensus degli analisti che stimava un risultato di 1,3 miliardi. Non sarà però distribuito alcun dividendo come da indicazione del cda visto che ” Fiat intende mantenere un elevato livello di liquidità e che sussistono restrizioni alla possibilità di Chrysler di distribuire dividendo ai propri soci”.
L’utile della gestione ordinaria si e’ attestato a 3,8 miliardi (+18% sul 2011 pro forma), su ricavi per 84 miliardi (+12%). L’utile e’ imputabile interamente a Chrysler, che nel 2012 ha guadagnato 2,4 miliardi, mentre Fiat al netto della controllata Usa perde un miliardo.
Tutte le banche sono finite in forte calo: Unicredit-3,7%, Mediobanca -2,4%, Intesa -1,6%, Banco Popolare-3,7%, Ubi -3,1%.
StM – 1,6% ha diffuso questa notte i dati del terzo trimestre:i ricavi ammontano a 2,16 miliardi di dollari, “al di sopra del valore intermedio della guidance”. Cresce la posizione finanziaria netta (1,19 miliardi di dollari) nonostante la congiuntura difficile. Nel trimestre ci sono stati oneri di svalutazione per 544 milioni di dollari dovuti ad “aavviamento ed altre immobilizzazioni immateriale del wireless”.