Lo scontro tra Italia e Francia sul controllo dei cantieri navali di Saint Nazaire si arroventa. Il Governo italiano, per bocca dei ministri Pier Carlo Padoan e Carlo Calenda, ha seccamente rispedito al mittente la richiesta del Governo francese di rivedere l’assetto societario dei cantieri bretoni malgrado la Fincantieri ne abbia rilevato in un’asta internazionale promossa dal tribunale di Seul il 66,7% e abbia tutto il diritto di gestirli in prima persona, come concordato a suo tempo con il presidente Hollande.
Il no alle richieste di Parigi – hanno spiegato i due ministri italiani – è dettato da ragioni di merito ma anche di dignità e orgoglio nazionale.
Ora il Governo francese, che esprime gli orientamenti del nuovo presidente Emmanuel Macron, pretende che il controllo del cantiere sia fifty-fifty e, di fronte all’opposizione italiana, minaccia di arrivare alle estreme conseguenze e cioè alla nazionalizzazione dell’impianto di Saint Nazaire e all’estromissione di Fincantieri, che ieri in Borsa ha perso poco meno del 9%.
Le prossime ore saranno decisive per la battaglia navale tra Roma e Parigi e forse già oggi il ministro francese dell’Economia, Bruno Le Maire, annuncerà l’intenzione del suo Governo di esercitare il diritto di prelazione sulla quota azionaria di Saint Nazaire in mano a Fincantieri.
Gli interessi in gioco, che riguardano non solo la costruzione delle navi di crociera ma anche quelle militari di nuova generazione, sono enormi ma sarebbe certamente paradossale che il presidente Macron, che ha stravinto le recenti elezioni presidenziali sulla base di una piattaforma riformista ed europeista, sconfessasse la soluzione di mercato che ha portato alla conquista di Saint Nazaire da parte di un’impresa europea come Fincantieri e arrivasse addirittura alla nazionalizzazione dei cantieri con un salto all’indietro di dimensioni impressionanti.