Una Convenzione per correggere la Carta costituzionale. Obiettivi fondamentali: ridurre il numero dei deputati e infrangere il bicameralismo perfetto, tagliando anche i costi della macchina politica. E’ questo il progetto fondamentale che i “saggi” consegneranno domani al Capo dello Stato, Giorgio Napolitano, per superare una “situazione politica irrigidita in posizioni inconciliabili”.
La strada immaginata dai quattro esperti della task force istituzionale (Violante, Quagliariello, Onida e Mauro) prevede che i partiti maggiori propongano in Parlamento un ordine del giorno, che una volta approvato consentirebbe alla Convenzione di iniziare i lavori. Allo stesso tempo, però, bisognerebbe varare una riforma della Costituzione per conferire i poteri necessari al nuovo organismo. Il via libera definitivo al pacchetto di modifiche spetterebbe infine al Parlamento.
Sul piano dei contenuti, sembra accantonata l’idea di sterzare verso il sistema presidenziale: nonostante l’insistenza del pidiellino Quagliariello, l’unica innovazione su questo fronte potrebbe essere un ampliamento dei poteri del premier. L’impianto rimarrebbe quindi parlamentare, ma con almeno due novità significative: i membri della Camera sarebbero ridotti da 630 a 470, mentre i senatori verrebbero sostituiti da 170 rappresentanti regionali, che non avrebbero più il potere di votare la fiducia al governo, ma svolgerebbero solo un ruolo consultivo sulle materie di interesse nazionale.
I costi della politica potrebbero essere ridotti con un sistema misto di finanziamenti privati e pubblici. Questi ultimi però sarebbero fortemente ridotti rispetto al passato e verrebbero corrisposti solo sulla base di spese certificate.
Quanto al capitolo più incandescente, quello della legge elettorale, sembra proprio che i “saggi” non saranno in grado di suggerire una soluzione precisa per archiviare il tanto odiato Porcellum. In astratto, tutti concordano sui due principi cui ispirarsi: governabilità e libera scelta da parte del cittadino.
Il primo potrebbe essere garantito tramite una soglia di sbarramento e un consistente premio di maggioranza. Il secondo, invece, è di soluzione ben più complessa: preferenze o collegi? Collegi uninominali o a doppio turno? Questi i dilemmi fondamentali, cui si aggiunge il pressing di Quagliarello per consentire l’elezione diretta del Presidente della Repubblica da parte dei cittadini.
Nulla trapela invece sulle proposte dei saggi in tema di magistratura, anti-corruzione, conflitto d’interessi e intercettazioni. Intanto, stasera i quattro componenti del team istituzionale limeranno gli ultimi dettagli del loro documento, riducendo il tutto a una quindicina di pagine.
Di meno agevole lettura sarà invece la relazione dell’altra squadra convocata da Napolitano, quella impegnata sulla piattaforma economica (Bubbico, Giorgetti, Giovannini, Moavero, Pitruzzella, Rossi). Sembra che la loro relazione arrivi alla vetta di 40 pagine e necessiti quindi di una significativa asciugatura.
A quanto si apprende, il contenuto non sarà in aperta contraddizione con le riforme varate dal governo Monti. Sì all’austerità, quindi, ma con alcuni ritocchi cruciali. Quattro gli obiettivi più importanti: concludere definitivamente l’odissea degli esodati, racimolare i fondi necessari a sostenere la ripresa, proseguire lungo la strada delle liberalizzazioni, riformare fisco e welfare.