Fra i diversi provvedimenti annunciati al termine del Consiglio dei Ministri di ieri, uno rappresenta un’inattesa novità. Nel rituale comunicato stampa diffuso al termine dei lavori, nel dl relativo a banche e investimenti, è contenuto anche un capitolo che dice che “al fine di rafforzare l’attività di SACE a supporto dell’export e dell’internazionalizzazione dell’economia italiana, SACE potrà essere autorizzata a svolgere l’esercizio del credito diretto (ovvero a costituirsi come banca). Tale attività dovrà essere svolta previa autorizzazione della Banca d’Italia, nel rispetto delle normative internazionali, europee e nazionali in materia.”
Il provvedimento è stato introdotto dal Ministro dello Sviluppo Economico Federica Guidi, che ritiene che così si possa fare un passo avanti verso l’aumento del credito a favore delle imprese che esportano e compiono altri processi di internazionalizzazione. SACE non ha ancora direttamente commentato la notizia.
L’autorizzazione a SACE, se non era prevista alla vigilia del Cdm, non ci coglie tuttavia completamente di sorpresa. Si tratta della naturale e logica evoluzione di un percorso che la nostra assicurazione pubblica per i servizi del commercio estero ha già intrapreso da tempo, e l’ha portata a mutare completamente pelle, dalla semplice assicurazione del rischio di credito su poche singole operazioni a medio termine alla promozione del credito per tutte le imprese che effettuino operazioni sull’estero, come export, Ide, sviluppo delle reti di vendita, partecipazione a iniziative di promozione eccetera. E nelle interviste all’ad di SACE Alessandro Castellano che abbiamo riportato su queste pagine online traspare la difficoltà di non potere erogare direttamente il credito alle imprese italiane e di dover passare tramite la casa madre Cdp o il sistema bancario del nostro paese, a differenza di quanto succede in altri paesi europei dove già ci sono Eximbank del genere.
Si tratta, beninteso, di un cammino al primo passo, ma che sarà lungo e non certo facile. SACE non potrà “fare banca” direttamente con la capogruppo SACE spa, che è comunque un’assicurazione e non una banca, e come tale soggetta alla vigilanza di ISVAP e non di Banca d’Italia. Dovrà quindi costituire un’entità separata, che eserciterà esclusivamente il credito. Immaginiamo quindi quanti problemi ci possono essere nel costituire ex novo una banca: quanto capitale apportarvi, chi debbano essere gli azionisti e con che quote, come reclutare il management, la mission precisa di SACE Bank, il rapporto con le altre grandi banche nazionali, e così via. Consideriamo inoltre che esempi del genere ci sono all’estero, ma non in Italia, dove le banche nate dalle costole delle grandi assicurazioni operano principalmente nel settore della raccolta del risparmio privato (tramite polizze vita, piani di accumulo, altri strumenti finanziari) e non del credito alle imprese.
Sarà quindi una sfida difficile, ma importante, e per una volta permettiamoci di essere ottimisti: visto come SACE ha saputo affrontare i problemi di questi ultimi anni, e i risultati che ha ottenuto in un mercato globale non certo facile, ci sono tutte le premesse per vincerla e per avere uno strumento in più per promuovere il credito alle imprese migliori del Made in Italy.