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Sacchetti bio a pagamento, ecco come sono nati

L’Italia ad oggi è l’unico Paese ad aver recepito la direttiva europea. Il decreto che contiene la decisione della “riduzione dell’utilizzo di borse di plastica in materiale leggero” contiene decine di provvedimenti di diversa natura, da norme sull’Università alle disposizioni per lo svolgimento dell’anno scolastico: un modo di legiferare assurdo e pasticciato.

Sacchetti bio a pagamento, ecco come sono nati

Sacchetti bio a pagamento, le polemiche non si placano, anzi sembrano acuirsi. A chi è venuta l’idea di farli  pagare? E’ una imposizione Ue? No, è una decisione autonoma del nostro governo. Tutto nasce, e’ vero, da una direttiva comunitaria, ma bisogna ricordare che se da un lato una direttiva è un atto legislativo che
stabilisce un obiettivo che tutti i paesi dell’UE devono realizzare, dall’altro lato tuttavia, spetta ai singoli paesi definire attraverso disposizioni nazionali come tali obiettivi vadano raggiunti

E la direttiva Ue 2015/720 da cui nasce tutto indica la progressiva riduzione dell’uso di borse di plastica, senza entrare nel merito sul “come” raggiungere tale obiettivo. Ebbene, da noi ci ha pensato la legge 123/2017 che è la conversione in legge del decreto n.91 del 20 giugno dell’anno scorso che riguarda “Disposizioni urgenti per la crescita del Mezzogiorno”.

E cosa c’entrano i sacchetti-bio con il Mezzogiorno? Nulla. Ma quel decreto è uno dei tanti esempi di come da noi sia valso l’uso di inzeppare un provvedimento di tutto e di più. In questa stessa legge di conversione di quel decreto compaiono, ad esempio, norme sull’Università, sull’accesso al trattamento pensionistico di
lavoratori occupati in imprese che impiegano amianto (art.13,ter), sulle sanzioni Istat per i Comuni di minori dimensioni demografiche (art.15, ter), sul contributo alle province e alle città metropolitane (art.15, quinues), disposizioni per lo svolgimento dell’anno scolastico 2017/ 2018 (art. 25, octies) , l’istituzione del tavolo per il riordino della disciplina dei servizi automobilistici interregionali di competenza statale (art 16 quinquis) e anche (art.16 novies) disposizioni per le celebrazioni in onore di Antonio Grasci
(con un contributo di 350 mila euro per l’anno 2017).

Ed eccoci all’art 9-bis di attuazione della direttiva (UE) 2015/720 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 29 aprile 2015, per quanto riguarda la riduzione dell’utilizzo di borse di plastica in materiale leggero. Ebbene, al comma 5 si stabilisce che “Le borse di plastica in materiale ultraleggero non possono essere distribuite a titolo gratuito e a tal fine il prezzo di vendita per singola unità deve risultare dallo scontrino o fattura d’acquisto delle merci o dei prodotti imballati per il loro tramite”.

Si tratta di una iniziativa tutta nostra, al momento unica in Europa. Faremo da apri-pista, o le polemiche scatenatesi indurranno a una retromarcia? Quanto invece al divieto di usare sacchetti diversi da quelli messi
a disposizione nei reparti del punto vendita, si tratta di un adeguamento del ministero dell’ambiente a un regolamento europeo. E diversamente dalla direttiva, il regolamento è un atto legislativo vincolante. Deve essere applicato in tutti i suoi elementi nell’intera Unione europea.

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