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Ryanair nel mirino di Inps e Inail: ha evaso i contributi

Imagoeconomica

Ancora guai per Ryanair in Italia. Dopo la multa ricevuta dall’Antitrust per le modifiche (giudicate scorrette) apportate alle regole di trasporto del bagaglio a mano grande, scoppia il caso di un’evasione contributiva superiore a 9 milioni di euro, contestata in questo caso alla compagnia aerea low cost irlandese da Inps e Inail. L’accertamento riguarda dipendenti della società irlandese ma basati sugli aeroporti italiani di Orio al Serio (Bergamo) , Bari, Pisa, Ciampino, Malpensa e altri scali dove opera Ryanair. Secondo quanto accertato dagli ispettori – viene spiegato in una nota – la compagnia ha violato la normativa in materia previdenziale ed assicurativa anche attraverso un illecito ricorso a manodopera dipendente da società terze. L’accertamento per ora riguarda solo il 2014, ma proseguirà anche per gli anni successivi. In particolare, nel corso del 2014, secondo i due enti previdenziali Ryanair “si è avvalsa delle prestazioni di circa 600 unità di personale dipendente da 6 società, peraltro registrate come società di trasporto aereo senza averne i requisiti, violando la normativa sulla corretta commisurazione degli imponibili contributivi relativi alla indennità di volo, sulle somme dovute e non versate al Fondo Tesoreria INPS, sulle somme dovute per le mensilità aggiuntive”.

Non è la prima volta che la compagnia aerea guidata da O’ Leary – divenuta la numero uno in Italia per passeggeri trasportati – subisce accertamenti e sanzioni per il trattamento riservato ai dipendenti che molto spesso vengono assoggettati alla legge irlandese (assai poco onerosa) benché lavorino stabilmente in altri paesi della Ue. Ma fino ad oggi Ryanair, di fronte a maxi accertamenti di dimensioni milionarie, si è già vista dare ragione dai tribunali in almeno un paio di circostanze.

Ad esempio nel 2017 la compagnia ha vinto una controversia contro la Francia, a cui è stato chiesto un risarcimento di 15 milioni di euro: la questione riguardava il personale dell’aeroporto di Marsiglia, i cui contributi venivano versati a Dublino.

Nel 2016 invece la società l’aveva spuntata davanti al tribunale di Bergamo, vedendosi annullare l’obbligo di versare 9 milioni di euro in oneri previdenziali. I giudici aveva ritenuto corretta la “delocalizzazione” dei pagamenti in Irlanda. Andrà così anche questa volta?

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Categories: Tasse