I proiettili a uranio impoverito non sono una minaccia nucleare e non sono nemmeno un’arma nuova, perché vengono usati da quasi tutti gli eserciti dagli anni 70. La visita di Xi Jinping a Mosca è stata un “grande regalo” a Putin perché, nel momento in cui la Russia rischia di essere considerato poco più di uno Stato canaglia, gli viene restituita credibilità diplomatica, almeno in quella parte di mondo oggi definito Global South, noto in passato come Terzo Mondo. Il documento in 12 punti preparato da Pechino, non è un piano di pace, ma solo il posizionamento della Cina rispetto alla guerra in Ucraina, definito come una “neutralità filo-russa”. E saranno le prossime offensive di primavera a decidere quanto durerà ancora la guerra, chiunque abbia il sopravvento.
Sono i punti fermi sullo stato della guerra in Ucraina che, dialogando con FIRSTonline, mette il professore Stefano Silvestri, già presidente dell’Istituto Affari Internazionali, membro della Federazione aziende italiane per l’aerospazio, la difesa e la sicurezza e della Commissione Trilaterale.
Professore, quanto deve preoccuparci la notizia che arriveranno a Kiev proiettili di uranio impoverito, così come annunciato dal governo inglese?
“Cominciamo con il dire che l’uranio impoverito, il Du (Depleted uranium), come viene chiamato in gergo, non è una bomba atomica e non è radioattivo. Non è neanche esplosivo: distrugge con la forza cinetica. E non è un’arma illegale. Si sa che le microparticelle che possono disperdersi nell’aria dopo l’impatto, solo se inalate o ingerite possono fare danni all’organismo, altrimenti esse non passano attraverso la pelle. Quindi chi è vicino al carro armato colpito, e respira le particelle del proiettile, rischia di ammalarsi, pur se non è stato ferito, ma non così chi è lontano dalla battaglia. Chi rischia sul serio quindi sono i soldati, siano essi russi e ucraini, che possono subire le conseguenze dell’esplosione pur restando indenni, come è accaduto in Irak e in ex Yugoslavia. Il pericolo per i civili è legato all’eventuale permanenza di polveri, anche dopo qualche tempo, ma non è né automatico né frequente. Gli specialisti spiegano inoltre che il Du non viene ritenuto pericoloso come le armi atomiche, i gas, il fosforo bianco, le armi chimiche e radiologiche, le bombe incendiarie. E infatti la Corte Internazionale di Giustizia, nel 1996, ha stabilito che esso non è paragonabile al nucleare, perché “il suo scopo principale non è “asfissiare o avvelenare”, ma, “solo” uccidere e distruggere”.
Un’arma “sporca” quindi, ma non abbastanza…
“Si potrebbe dire così. Il fatto è che questi proiettili sono veramente “comodi” per ogni esercito: sono piccoli, pesanti e compatti. Possono essere montati anche su semplici armi individuali. E costano relativamente poco. Peraltro, questo è un prodotto usato molto largamente, non solo per armi da guerra, ma spesso anche per scopi civili: con il Du si colorano i vetri, serve a zavorrare gli aerei, a schermare le radiazioni, a trivellare pozzi petroliferi, a fabbricare bussole, mazze da golf, candele per auto, e perfino airbag.”
Mentre sul campo la situazione è stagnante, la grande novità in questi giorni è stata la visita del presidente della Cina Xi Jinping a Mosca: che cosa ne pensa?
“Io ritengo che la visita di Xi sia stato un grande regalo a Putin. Se non avesse l’appoggio della Cina, la Russia oggi sarebbe poco più di uno Stato canaglia. Il presidente cinese ovviamente non si comporta così per generosità, ma lo fa perché è preoccupato per l’alleanza del Grande Occidente, cioè Usa insieme con Europa e Giappone. La guerra in Ucraina, grazie alla Russia, è un elemento distrazione, che tiene lontano dalla Cina e dall’Estremo Oriente le potenze occidentali, Usa in testa. Tuttavia, la posizione cinese è delicata, e rischia di dover essere modificata.
Mi spiego. Se prendiamo il famoso piano cinese in 12 punti, bisogna dire che esso non è assolutamente un piano di pace e, infatti, i cinesi non lo definiscono così. In realtà si tratta di un documento in cui la Cina chiarisce la sua posizione. Da un lato troviamo gli appelli alle “non interferenze interne”, al “rispetto delle frontiere”, e a quello della “sovranità” di ogni popolo. Dall’altra c’è la critica agli Stati Uniti per la mentalità di guerra fredda e per il tentativo di affermare una loro preminenza sul sistema internazionale, attraverso anche l’allargamento della Nato. Cioè la Cina non è né totalmente dalla parte della Russia, né totalmente dalla parte dell’Ucraina. Al massimo potremmo chiamare questa posizione di “neutralità filo- russa”.
Facendo in questa maniera, la Cina può profittare della Russia come elemento di distrazione dell’Occidente, come abbiamo detto; e anche utilizzare i rapporti che Mosca ha in Africa e in Medio Oriente per accrescere il proprio ruolo, vedi il recente accordo Iran-Arabia Saudita in cui i russi hanno fatto sicuramente da facilitatori alla mediazione di Pechino. Pur continuando a mantenere rapporti, soprattutto economici, con quegli stessi Paesi che sono nemici del suo “amico eterno”: l’Europa, gli USA, Giappone e India. Cerca insomma di salvare capra e cavoli.
Naturalmente tutto questo è difficile da sostenere a lungo termine. Anche se il comportamento futuro della Cina dipenderà molto da che cosa combinerà Putin. Se Putin non esagera, tipo usare armi nucleari, allora può reggere anche la posizione cinese, ma, se Putin invece esagerasse questo potrebbe mettere la Cina in una posizione pericolosa. Ma potrebbero nascere problemi anche se a Putin si indebolisse troppo, politicamente o militarmente: cosa farebbe a questo punto Pechino? Per esempio, potrebbe continuare a non rifornire la Russia di armi? Si potrebbe perfino avanzare l’ipotesi che, per evitare di schierarsi in maniera massiccia al fianco di Putin, Xi potrebbe avanzare sul serio una proposta di pace. E allora la situazione sarebbe delicata anche per noi.”
Perché? Non sarebbe una buona notizia una vera proposta di pace?
“Perché non è detto che il fronte pro ucraino non ne uscirebbe spaccato. Se la Cina facesse una credibile proposta, o anche un semplice appello a cessare il fuoco e a negoziati senza precondizioni, garantendosi il consenso di Putin, il fronte occidentale potrebbe spaccarsi. Potrebbe esserci una divisione fra i duri e puri, quegli Stati tipo Polonia che amerebbero continuare il conflitto fino a schiantare i russi; e quelli accomodanti, che, come la Germania o anche la Francia, non vedono l’ora di finire la guerra. Ma anche se fossero tutti duri e puri, e tutti uniti contro la proposta cinese, sarebbe un bel problema. Perché questo potrebbe spingere la Cina a sostenere in maniera più forte e più chiara la Russia. Insomma, comunque la si osservi, la situazione nel prossimo futuro è piena di incognite.”
Forse una volta che ci fosse un piano di pace, la parola dovrebbe andare a Zelensky.
“Certo, ma anche qui non è sicuro che il presidente sia d’accordo con i cinesi, potrebbe dire di no alla semplice proposta di fermare i combattimenti. Finora egli ha sempre dichiarato che prima di aprire una qualunque trattativa i russi si devono ritirare. Senza contare che Putin non lo ha mai voluto incontrare. Un invito dei cinesi a cessare il fuoco e poi se ne parla, potrebbe essere considerata una resa alla prepotenza russa”.
Pare di capire, a questo punto, che l’unica cosa chiara è che la guerra non finisce domani.
“Certo, la guerra continuerà ancora, perché i tempi del dialogo non sono maturi. Ma io penso che, sia a Mosca sia a Kiev, aspettano di vedere come andranno le offensive di primavera. Se il fronte si stabilizza, se la guerra diventa di trincea, tipo Prima guerra mondiale per intenderci, allora forse si potrà e si dovrà riflettere su altre strategie. Se invece ci sono grosse avanzate, o ucraine o russe, allora il discorso sarà diverso. Ancora una volta quello che avverrà sul campo spingerà la diplomazia e non viceversa”.