Con Putin si può “trattare solo sul cessate il fuoco” e sulle regole del gioco per “evitare che il conflitto degeneri” ma non su altro e non spetta all’Europa fare da mediatrice tra Russia e Ucraina. L’ex Direttore generale della Commissione europea, Riccardo Perissich è intervenuto nel confronto su Russia e Ucraina tra guerra e negoziati, organizzato dal circuito riservato promosso da Sasà Toriello, indicando in cinque punti una specie di breve codice che riportiamo per gentile concessione dell’autore e del promotore editoriale e che costituisce un punto di riferimento autorevole nella discussione di questi giorni sui drammatici scenari aperti dall’invasione russa.
Russia e Ucraina tra guerra e negoziati: i 5 punti di Perissich
- Noi non abbiamo il diritto nè politico nè morale di determinare il grado eroismo del popolo dell’Ucraina. Possiamo solo rispettarlo e sostenere nel limite delle nostre possibilità qualsiasi scelta facciano. Che sia la resa, un compromesso o la resistenza ad oltranza.
- Quale che sia la conclusione del conflitto sul terreno, non esiste nessuno spazio per un negoziato con Putin sull’ordine europeo. Si è messo fuori dal mondo civile e su questo non possiamo transigere. Persino proporre un simile negoziato sarebbe un segno di cedimento. Quindi concordo con chi dice che dobbiamo prepararci a un lungo confronto che si potrà concludere solo con la sua sconfitta; cioè verosimilmente quando il paese gli scapperà di mano. A questo servono le sanzioni e tutte le altre misure che dobbiamo prendere.
- Gli unici negoziati eventualmente possibili riguardano le condizioni per la cessazione delle ostilità in Ucraina, ma l’Europa non deve porsi come mediatore. Spetta agli ucraini dire chi deve eventualmente mediare. Del resto, noi non siamo mediatori: stiamo chiaramente da una parte.
- L’altro negoziato possibile e auspicabile è quello che dobbiamo condurre assieme alla NATO, ammesso che Putin sia disponibile, al fine di ristabilire le regole del gioco necessarie per evitare che il conflitto degeneri.
- Ceterum, l’unita ritrovata nella NATO e nell’UE è un bene prezioso da difendere e consolidare a ogni costo. Dobbiamo dar seguito in Europa e con gli USA alle priorità ben indicate nella riunione del Consiglio Europeo di Versailles: difesa europea, accelerazione della transizione energetica, ridefinizione della politica macroeconomica. Con la svolta di Scholz e la ormai probabile rielezione di Macron, le condizioni ci sono, ma su tutti e tre i punti bisogna prima consolidare un accordo franco-tedesco. Il compito dell’Italia è aiutare a farlo emergere.