L’ultimo numero di Newsmercati (la Newletter delle Camere di Commercio) ospita un interessante articolo sulla Russia.
Un recente studio del FMI rivela come, contrariamente alla recessione che affligge l’Eurozona, alla fine di quest’anno l’economia russa registrerà una crescita del PIL pari al 3,7%. Il prezzo del petrolio è previsto al di sopra dei 100 dollari a barile, ma comunque in calo, mentre l’inflazione, anche se inferiore agli anni precedenti, risulterà più elevata dell’anno scorso (oltre il 5%). La Banca Centrale potrebbe invertire la tendenza alla fuoriuscita di ingenti capitali con un rialzo dei tassi d’interesse (fermi all’8%), già aumentati di fatto per famiglie e imprese: la riduzione della liquidità bancaria, il rialzo dei tassi interbancari ed un ridotto accesso al mercato internazionale dei capitali hanno costretto le banche private russe a richiedere interessi più alti già dalla fine del 2011. In questo modo è cresciuto il potere d’acquisto delle famiglie, che ha portato ad un aumento dei consumi. Il salario reale è infatti cresciuto, nei primi sei mesi del 2012, dell’11,3% rispetto all’anno precedente, così come pensioni e redditi complessivi. L’indebitamento delle famiglie è più che raddoppiato e le spese per l’acquisto di immobili sono cresciute del 18% nel primo semestre 2012 rispetto al primo semestre dell’anno precedente.
In questo contesto spicca un costante incremento delle importazioni (+3,6% nel primo semestre 2012) a quota 145,457 miliardi di dollari, dove è forte l’incidenza di macchinari e prodotti tessili, cuoio e accessori tra i prodotti di origine italiana. L’export, pari a 261,378 miliardi di dollari, è cresciuto del 7,3%, soprattutto grazie alla produzione di mezzi di trasporto e minerali non metallici, mentre in calo risulta quella dei settori tessile-abbigliamento e cuoio-pellame-calzature. La bilancia commerciale risulta comunque positiva per 115,9 miliardi di dollari.
La politica di modernizzazione e stimolo agli investimenti privati si è concretizzata nella promozione della digitalizzazione e semplificazione nei servizi, come il portale gosuslugi.ru, che permette di accedere a una vasta gamma di servizi per cittadini ed imprese. Secondo l’ultimo rapporto WebIndex, l’importanza del web russo ha guadagnato 11 posizioni nel ranking mondiale (31simo posto su 85 paesi, mentre l’Italia è al 23simo), con l’obiettivo di raggiungere il 90-95% della popolazione con la banda larga entro il 2020.
Nonostante il 3,5% degli investimenti globali siano concentrati in Russia, grazie alla dimensione del mercato, secondo il WEF il punto critico rimane quello istituzionale. Ancora inefficienti risultano infatti essere la lotta alla corruzione, le barriere alla concorrenza, la scarsa protezione dei diritti di proprietà e salute. E se un governo apertamente in continuità con quanto fatto finora non sembra in grado di affrontare con risolutezza questi problemi, potrebbe però proseguire nella lotta all’inflazione ed in favore della stabilità di bilancio, ma senza illudersi di intaccare le rendite di posizione delle grandi aziende pubbliche o formalmente private.
L’aggravarsi sulla scena mondiale di crisi dei debiti sovrani in Europa, recessione cinese e problemi nel bilancio americano potrebbe portare a galla in Russia i punti deboli di un’economia che dipende ancora troppo dal prezzo delle materie prime e dove la popolazione sta vivendo un’improvvisa disponibilità di credito al consumo. Se invece, la recessione mondiale sarà più rapida, la Russia potrebbe approfittare di una situazione internazionale che mantiene relativamente alti i prezzi dei combustibili fossili e della crescente domanda interna.