Non si placa il terremoto energetico europeo. Due le notizie importanti emerse martedì 26 aprile. La prima arriva dalla Germania che ha annunciato che “a giorni” potrà rinunciare al petrolio russo. La seconda, ancora più dirompente, viene dalla Russia che ha deciso di interrompere le forniture di gas a Polonia e Bulgaria. Gazprom ha infatti chiuso i rubinetti a partire dalle 8 di stamattina, mercoledì 27 gennaio.
La Germania e il petrolio russo
“Entro pochi giorni”, la Germania troverà il modo di sostituire il petrolio proveniente dalla Russia con importazioni da altre fonti. Lo ha annunciato il ministro dell’Economia, Robert Habeck, aggiungendo che il Paese potrebbe poi sostenere un embargo Ue sulle importazioni di petrolio russo. “Oggi posso dire che un embargo (sul petrolio russo) è diventato gestibile per la Germania”, ha detto Habeck, spiegando che fino a due mesi fa il petrolio russo rappresentava circa un terzo dell’import di petrolio di Berlino. Oggi il greggio proveniente da Mosca rappresenta solo il 12% delle forniture tedesche e va interamente alla raffineria Pck a Schwedt, vicino Berlino. “Il modello di business di Schwedt si basa sull’acquisto di petrolio russo. Questo è un problema da risolvere, abbiamo bisogno di un’alternativa per Schwedt (partecipato dalla compagnia russa Rosneft ndr.), e ci lavoreremo nei prossimi giorni”, ha detto Habeck.
Lo stop al gas a Polonia e Bulgaria
È arrivata la prima reazione vera della Russia alle sanzioni economiche imposte dall’Occidente. Martedì 26 aprile, la compagnia di Stato PGNiG, ha fatto sapere di aver ricevuto una da Gazprom, il colosso energetico russo, la comunicazione riguardante la sospensione delle forniture di gas. La decisione riguarda anche la Bulgaria ed è stata “giustificata” dal rifiuto dei due Paesi di pagare il gas in rubli, nonostante la settimana scorsa la Commissione Ue abbia dato agli Stati membri il via libera per aprire conti secondari in rubli senza violare le sanzioni. Varsavia ha già annunciato l’intenzione di ricorrere alle vie legali, considerando lo stop “una violazione contrattuale”.
Quali saranno le conseguenze dello stop? La Polonia dovrebbe riuscire a contenere le ricadute economiche e sociali della decisione, almeno sul breve termine. Da anni il Paese guidato da Morawiecki ha ridotto la sua dipendenza dalla Russia, un tempo pari al 100%, e, in attesa della già programmata apertura di nuove pipeline, la Polonia farà ricorso alle scorte, piene al 76% e al Gnl in arrivo da altri Paesi. “Questo è un punto di svolta, che la Russia oggi ha solo accelerato”, ha affermato Piotr Naimski, responsabile delle infrastrutture energetiche nel Paese.
Lo stop potrebbe invece creare non pochi problemi alla Bulgaria, che importa circa il 90% del suo gas dalla Russia e che ad oggi può contare solo su scorte pari al 17%.
Le contromisure della Ue
“L’annuncio di Gazprom è un altro tentativo della Russia di ricattarci con il gas. Siamo preparati per questo scenario. Stiamo tracciando la nostra risposta coordinata dell’Ue. Gli europei possono aver fiducia nel fatto che siamo uniti e solidali con gli Stati membri colpiti”. Ha scritto su Twitter la presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen.
“Stiamo tracciando la nostra risposta coordinata dell’Ue“, ha continuato von der Leyen dopo aver annunciato che è in corso una riunione del gruppo di coordinamento del gas. “Continueremo inoltre a lavorare con partner internazionali per garantire flussi alternativi”.
Tra queste alternative potrebbe però non esserci la Norvegia, un fornitore chiave per la Ue che nel 2020 ha esportato più gas nel blocco di qualsiasi altro paese diverso dalla Russia. Il colosso Vaar Energi ha infatti fatto sapere che non può aumentare immediatamente la produzione di gas. La società ha affermato che attualmente sta producendo quanto più gas naturale possibile e non prevede di aumentare ulteriormente la sua produzione a breve termine.
Nel frattempo l’Ue ha dato il via libera a Spagna e Portogallo ad imporre un tetto ai prezzi del gas. Il tetto sarà pari a 40 euro al megawattora e salirà a 50 euro al megawattora nel corso dell’anno.
“Continueremo a batterci in Europa con tutte le forze – ha commentato su Facebook il ministro degli Esteri Luigi Di Maio -. Subito un tetto massimo europeo al prezzo del gas, per tutelare famiglie e aziende contro speculazioni che non permetteremo”.
La reazione dei mercati
Sui mercati, è poco mosso il petrolio, con il prezzo del Brent a giugno in leggero rialzo a 104,39 dollari al barile (+0,38%). SI impenna invece il prezzo del gas naturale, che ad Amsterdam sale del 16% a 119,75 euro per megawattora.