In Russia il doping degli atleti era favorito dallo Stato e non riguardava solo l’atletica leggera: l’intera delegazione del Paese dovrebbe perciò essere esclusa dalle Olimpiadi di Rio 2016. Lo scrive nel suo ultimo rapporto l’Agenzia mondiale antidoping (Wada), sottolineando che quello russo era un “sistema di falsificazione” dei test ordinato e coperto dalle autorità politiche.
La commissione indipendente diretta da Richard McLaren sostiene che l’organizzazione allestita dal ministero dello Sport di Mosca iniziò a operare con le Olimpiadi invernali di Vancouver nel 2010, coinvolse “in pratica tutti gli sport” e condizionò anche Londra 2012, i mondiali di atletica a Mosca nel 2013 e quelli di nuoto a Kazan nel 2015.
Inoltre, il laboratorio di Sochi operò per consentire ad atleti russi dopati di competere ai Giochi invernali del 2014. La manipolazione dei test antidoping nello sport russo ha coinvolto anche il laboratorio della capitale russa per almeno 312 casi, sempre secondo il rapporto Wada.
“Il rapporto McLaren – spiega il portavoce della Wada, Ben Nichols – ha evidenziato in Russia l’abuso di potere più deliberato e sconvolgente mai visto nella storia dello sport. Il ricorso al doping in 30 sport significa che non può esistere più la presunzione di innocenza”.
Tra il 2010 e il 2015, stando al rapporto, al vertice del sistema di falsificazione dei test antidoping per gli atleti russi c’era il ministero dello sport di Mosca, con cui collaboravano i servizi di sicurezza (l’Fsb, ex Kgb) e il centro nazionale di preparazione del Team Russia.
Il rapporto conferma perciò le denunce dell’ex direttore del laboratorio antidoping russo, Grigory Rodchenkov, fuggito negli Usa dopo la morte in circostanze poco chiare di due colleghi. McLaren garantisce che le principali conclusioni del suo rapporto “sono supportate da prove” e ha parlato dell’esistenza di un “metodo di sparizione dei casi positivi”.
Il presidente russo Vladimir Putin, citato dall’agenzia Interfax, ha assicurato che tutti i dirigenti pubblici accusati nel rapporto Wada saranno temporaneamente sospesi dai loro incarichi fino alla fine delle indagini.
Ma dal Cremlino è arrivata anche una nota al vetriolo: “Stiamo assistendo un pericoloso ripetersi dell’interferenza della politica nello sport. Le forme di queste ingerenze sono cambiate ma puntano allo stesso obiettivo: fare dello sport uno strumento di pressione geopolitica, per dare un’immagine negativa di Paesi e popoli”.
Quanto al Comitato olimpico internazionale, è pronto “alle più dure sanzioni” nei confronti di persone e organismi coinvolti nello scandalo doping della Russia, ha detto il presidente Tomas Bach.
La Russia era già stata sospesa da ogni competizione internazionale di atletica leggera – comprese le Olimpiadi di Rio – dopo che un dossier pubblicato a novembre aveva fatto emergere un sistema di doping organizzato in questo sport.