Il presidente russo Vladimir Putin ha firmato la grazia per Mikhail Khodorkovsky, che alle 9:20 ora italiana di oggi ha lasciato la colonia penale in cui era detenuto. Si chiude così, con la scarcerazione del prigioniero russo più famoso e politicamente influente, una pagina particolarmente opaca, per usare un eufemismo, della storia recente della Russia.
Fino al 2003 Khodorkovsky era l’uomo più ricco della Russia, il sedicesimo nella classifica mondiale, e possedeva la Yukos, il colosso petrolifero rivale della compagnia di stato Gazprom. Quello stesso anno fu arrestato e nel 2005 fu condannato per frode fiscale, al termine di un processo consideratto unanimemente come un processo politico, usato da Putin per sbarazzarsi di un personaggio ingombrante che, da qualche tempo a quella parte, aveva anche iniziato a manifestare il proprio interesse per una discesa in politica.
Nel 2010, quando la sua prima condanna volgeva al termine, Khodorkovsky fu condannato a ulteriori 7 anni di prigione, con l’accusa di aver rubato petrolio alla sua stessa compagna. In occasione del processo, il magnate pronunciò un famoso discorso sullo stato delle cose in Russia, nel quale denunciava l’uso arbitrario, ancora una volta nella storia del Paese, della giustizia e del potere.
Agli occhi di molti, la grazia concessa da Putin a Khodorkovsky, così come l’amnistia votata pochi giorni fa (che restituirà la libertà anche alle attiviste delle Pussy Riot), sembrano un tentativo di migliorare l’immagine del Paese e della sua gestione politica in vista delle Olimpiadi invernali di Sochi.