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Russia pronta ad aiutare Grecia con sconto sul gas

La notizia è stata diffusa da un quotidiano russo (controllato da Gazprom) alla vigilia della visita a Mosca del premier greco Alexis Tsipras – Intanto, prosegue la diatriba Atene-Berlino per i risarcimenti di guerra.

Russia pronta ad aiutare Grecia con sconto sul gas

La Russia è pronta a “prendere in considerazione uno sconto sul gas per la Grecia”. Lo riporta il quotidiano di Mosca Kommersant, controllato dal colosso del metano Gazprom. Una fonte del governo russo spiega al giornale che “il prezzo è agganciato nel contratto al costo del petrolio, che negli ultimi mesi è diminuito in modo sostanziale”. Domani il premier greco Alexis Tsipras incontrerà a Mosca il presidente russo Vladimir Putin, il primo ministro Dmitry Medvedev, il presidente della Duma Sergei Naryshkin e il patriarca Kirill.

Subito dopo le elezioni greche che hanno portato Syriza alla vittoria, il governo di Atene si è dissociato dalla richiesta dei leader europei di valutare nuove sanzioni nei confronti della Russia. A quel punto il Cremlino si è detto pronto a valutare eventuali richieste di aiuto finanziario dalla Grecia, poi smentite sia da parte russa che da quella greca. Il primo ministro greco all’inizio dell’anno ha dichiarato che la Grecia e Cipro dovrebbero costruire un ponte di pace e cooperazione tra Europa e Russia sulla crisi in Ucraina.

Quanto al metano, la Grecia è interessata a sconti sul gas nel 2016 e a un alleggerimento delle condizioni take-or-pay, questioni già discusse in una visita a Mosca la scorsa settimana del ministro dell’Energia greco Panagiotis Lafazanis. In base al contratto in vigore, per il secondo trimestre del 2015 il prezzo del gas russo per la società greca DEPA supera di poco i 300 dollari. Il contratto è stato rivisto nel mese di febbraio 2014: il prezzo è stato ridotto del 15%, mentre il volume take-or-pay si è ridotto a 2 miliardi di metri cubi.

Intanto, torna a salire la tensione fra Atene e Berlino. Il viceministro greco delle Finanze, Dimistris Mardas, ha detto in un intervento in Parlamento che la Germania deve al Paese ellenico 278,7 miliardi di euro per i risarcimenti di guerra, precisando che in questa cifra sono compresi 10,3 miliardi di euro per un “prestito obbligato” che fu preteso dalle forze di occupazione naziste: “I conti sono della Ragioneria generale dello Stato ellenico”.

Il governo di Atene vuole che Berlino paghi riparazioni per la seconda guerra mondiale e il ministro della Giustizia del governo Tsipras ha detto il mese scorso di essere pronto a dare esecuzione a una sentenza di 15 anni fa della Corte suprema che autorizza il sequestro di asset tedeschi in Grecia per ripagare le atrocità della guerra.

Secondo diversi esperti, la disputa in realtà ha raggiunto uno stallo giudiziario dopo una vittoria tedesca presso la Corte internazionale di giustizia nel 2012 nei confronti dell’Italia. Secondo la corte, l’Italia aveva violato la legge internazionale permettendo ai suoi tribunali di procedere in cause risarcitorie contro la Germania.

Berlino sostiene che la questione delle riparazioni alla Grecia è stata già risolta con i pagamenti fatti negli anni Sessanta come parte degli accordi con diversi Paesi europei. Inoltre, la Germania ricorda gli accordi stipulati nel 1990 per chiudere formalmente la seconda guerra mondiale e quindi anche eventuali, future rivendicazioni di danni di guerra.

Sul versante finanziario, infine, oggi a metà mattina l’indice della Borsa greca Athex sale dell1% circa e quello delle banche dell’1,8%. Domenica il ministro greco delle Finanze, Yanis Varoufakis, ha detto che il Paese “intende onorare tutti gli obblighi con tutti i suoi creditori, ad infinitum”.

Atene il primo aprile ha inviato una lista aggiornata di riforme a Unione europea e Fondo monetario internazionale per cercare di sbloccare gli aiuti finanziari ed evitare il default, ma funzionari della zona euro hanno detto che serve altro lavoro prima che i fondi possano essere stanziati. La Grecia ha ancora diverse settimane a disposizione prima di trovarsi senza liquidità, ma l’Unione europea e il Fondo monetario internazionale hanno congelato gli aiuti, in attesa che le riforme vengano rese operative.

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