In Russia, sono iniziate le elezioni presidenziali ma a differenza delle numerose elezioni previste quest’anno, qui regna una certezza quasi assoluta: la riconferma di Vladimir Putin per un quinto mandato a capo della Federazione russa. Non c’è una vera opposizione, sono di fatto delle “elezioni farsa”. L’unico aspetto rilevante per Putin è quello di ottenere un’ampia vittoria per rafforzare ulteriormente il suo potere. Alle elezioni del 2018, il presidente ottenne il 76,7% delle preferenze con un’affluenza del 67,5%. Per queste elezioni, molti analisti prevedono che Putin miri a raggiungere circa l’80% dei voti, con un’affluenza di almeno il 70%.
Sono le prime elezioni nazionali dall’inizio dell’invasione russa dell’Ucraina a poche settimane dalla morte di Alexei Navalny, principale oppositore politico di Putin, avvenuta in carcere il 16 febbraio. Due aspetti che creano l’unica incognita di queste consultazioni: il rischio di proteste o dissenso nei suoi confronti.
Putin ha lanciato un appello ai russi perché vadano a votare in nome del patriottismo: “spetta solo a voi, cittadini russi, determinare il futuro della Patria”, sottolineando che la popolazione deve “rispondere alle sfide in modo degno e superare con successo le difficoltà”.
Elezioni Russia, le novità: urne aperte tre giorni e voto elettronico
Le elezioni presidenziali in Russia si svolgeranno fino a domenica 17 marzo e rinnoveranno il mandato del presidente in carica per altri sei anni. Ci sono delle novità nel loro svolgimento: i seggi saranno accessibili dalle 8 di venerdì e chiuderanno domenica alle 20. Sarà la prima volta che il voto si estenderà su tre giorni anziché uno. Questo modello di voto su tre giorni è stato introdotto per la prima volta nel 2020 durante il referendum sulle riforme costituzionali, promosso da Putin per estendere il suo mandato fino al 2036, rendendolo il leader russo più longevo della storia. È anche la prima volta che numerose regioni, inclusa la Crimea, potranno utilizzare il voto elettronico. Novità che fanno preoccupare gli osservatori indipendenti per un possibile aumento di brogli e manipolazioni a causa dell’introduzione del voto su tre giorni e dell’utilizzo del voto elettronico in numerose regioni, incluso il rischio di frodi e manipolazioni.
Mosca ha poi deciso di non invitare osservatori internazionali dell’Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa (OSCE) ai seggi elettorali, sollevando preoccupazioni riguardo alla trasparenza e all’integrità del processo elettorale.
Intanto però il Cremlino deve fare i conti con le milizie russe pro-Kiev che stanno intensificando gli attacchi al territorio russo nel tentativo di creare un clima di insicurezza intorno alle elezioni. Le maggiori problematiche si hanno nella città di Belgorod, al confine con l’Ucraina. L’ufficio del sindaco della città ha smentito le voci diffuse dai media di Kiev secondo le quali le operazioni di voto sarebbero state sospese. “Tutti i seggi nella regione sono aperti e gli elettori stanno votando”, si legge in un comunicato. “Fidatevi solo delle fonti ufficiali d’informazione”, si aggiunge nella nota. Nella giornata di venerdì un seggio elettorale a San Pietroburgo è stato attaccato con molotov mentre nella regione occupata dell’Ucraina, una bomba è esplosa davanti a un altro seggio elettorale.
Elezioni Russia: al voto 112 milioni di abitanti
In Russia, su una popolazione di 146 milioni di abitanti, hanno il diritto di voto tutti i cittadini di età superiore ai 18 anni, esclusi coloro che sono attualmente detenuti per reati penali. Secondo la Commissione elettorale centrale, ci sono 112,3 milioni di aventi diritto in Russia, Crimea e nelle regioni dell’Ucraina “annesse”. Altri 1,9 milioni di russi vivono all’estero.
Oltre 8,5 milioni di cittadini hanno richiesto l’accesso al voto elettronico a distanza, che consente di votare anche all’estero, attraverso 295 seggi in 144 Paesi, tra cui l’Italia. Circa 1,42 milioni di elettori in diverse regioni hanno già votato in anticipo, sia in aree remote che su navi in servizio durante il periodo delle elezioni.
Elezioni Russia: gli altri candidati
Oltre a Putin, ci sono tre candidati per le elezioni:
- Leonid Slutsky, conservatore nazionalista
- Nikolai Kharitonov, del Partito Comunista
- Vladislav Davankov, giovane uomo d’affari
Tutti e tre sostengono l’offensiva russa in Ucraina e non rappresentano una minaccia significativa per Putin. I critici del Cremlino osservano che il ruolo di questi candidati è quello di canalizzare il malcontento e fornire un’illusione di pluralismo, mentre l’opposizione è stata repressa e censurata. I candidati opposti all’offensiva in Ucraina, Boris Nadezhdin ed Ekaterina Duntsova, sono stati squalificati nonostante abbiano raccolto numerose firme di sostegno.
E poi ci sono gli ex sostenitori di Navalny che non ritengono nessuno dei candidati una reale alternativa a Putin, suggerendo comunque di votare “chiunque” tranne il presidente uscente.
Il “mezzogiorno contro Putin”
L’unica flebile opposizione è guidata da Maksim Reznik, ex deputato regionale di San Pietroburgo che ha invitato i russi a organizzare una protesta pacifica chiamata “Mezzogiorno contro Putin“. L’obiettivo di questa iniziativa è quello di mobilitare gli elettori contrari a Putin affinché si presentino tutti insieme ai seggi nello stesso momento, il 17 marzo a mezzogiorno, per “far vedere che esistiamo e che siamo tanti”. La protesta è stata poi amplificata dalle parole di Yulia Navalnaya, vedova di Alexei Navalny che ha invitato ad annullare la scheda scrivendo il nome del marito. L’opposizione si aggrappa così a questa iniziativa come mezzo per esprimere il loro malcontento.
La procura di Mosca ha avvertito i cittadini di non partecipare all’iniziativa di protesta ‘Mezzogiorno contro Putin’, dichiarando che partecipare a tali eventi è punito dalla legge.