“L’errore è stato quello di non andarci prima: il consumatore russo è più evoluto di quello che si pensa, cerca la qualità e ama il Made in Italy”. Tanto da far diventare la Russia, secondo le parole Guido Damiani, presidente di Damiani Group, azienda di gioielleria handmade presente a Mosca e dintorni dal 2002, il secondo mercato di sbocco per il lusso italiano. Dopo quello italiano, nel quale “turisti, viaggiatori e investitori russi sono comunque di gran lunga i primi acquirenti: comprano beni di lusso in Italia quasi cinque volte più degli americani, che pure sono i primi acquirenti nel settore a livello mondiale”.
Nello Stivale infatti il 29% degli acquisti extra-Ue arriva da clienti russi, davanti ai cinesi e agli americani terzi con il 6%, mentre a livello europeo comandano sempre gli ex sovietici ma con il 20% della quota di mercato. Quindi made in Italy ancora meglio del made in Ue, e Damiani rientra dunque perfettamente in questo segmento, come spiegato dal ceo nel corso di un convegno in Bocconi sulle relazioni commerciali tra Italia e Russia: “Il nostro prodotto è ancora interamente artigianale e di alta qualità: anche i prodotti in serie vengono tuttora fatti manualmente dai maestri orafi di Valenza, primo distretto di gioielleria al mondo”. Un mercato, quello dei gioielli, che accompagnato dal mito del Made in Italy ha tutto per sfondare in un mercato sempre più evoluto e maturo, tanto che per Damiani “la Russia non andrebbe neanche più considerata un Paese emergente”.
“Tanto per fare un esempio – ha anche raccontato il nipote del fondatore del gruppo Damiani -, mentre da noi l’8 marzo si regalano le mimose, a Mosca in occasione della festa della donna è usanza sempre più diffusa acquistare beni di lusso”. Un mercato da non mollare assolutamente, e che non significa solo Mosca e San Pietroburgo: “Lo abbiamo capito tardi, ma lo abbiamo capito già anni fa, e ora infatti abbiamo boutique anche monomarca in quasi tutte le ex Repubbliche sovietiche, in particolare Ucraina e Kazakistan”.
Non solo Russia, dunque, ma tanta Russia nonostante qualche ostacolo: “L’unico problema – spiega Damiani – sono al momento i dazi doganali, troppo alti al 20%, e soprattutto la complessità e la lungaggine delle pratiche amministrative”. Ma il consumatore è perfettamente affidabile. Del resto, in Russia si lavora e si guadagna (e dunque si spende) sempre di più: il tasso di disoccupazione, da anni sotto il 6%, raggiunge a Mosca lo 0,6% (l’1,1% a San Pietroburgo), e le ore lavorare secondo i dati dell’Ocse sono salite a 1.800 nel 2012, con compensi orari ormai sopra i 5 rubli. Ma soprattutto il bacino dei potenziali consumatori si allarga sempre di più, visto che adesso in Russia i poveri sono “solo” 17,2 milioni, ovvero il 12% della popolazione: il dato più basso degli ultimi 20 anni, mentre secondo alcuni analisti americani la cosiddetta middle class è passata dal 4% alla caduta del Muro al 20% attuale. Abbastanza per regalare un gioiello Damiani alla festa della donna.