Mosca ha accelerato i piani per l’uscita delle banche occidentali che continuano a operare nel paese. Le tensioni in Ucraina e le sanzioni occidentali hanno reso difficile per banche e aziende lasciare la Russia. Lo scorso anno, il Cremlino vietò la vendita di asset finanziari in risposta alle sanzioni imposte dall’Europa e dagli Stati Uniti. Per uscire dalla Russia le banche occidentali necessitano di un permesso speciale dal governo russo. Putin ha vietato a 45 organizzazioni bancarie di effettuare transazioni con azioni senza l’approvazione del governo, come stabilito da un decreto datato 26 ottobre 2022. “Il presidente russo” – spiega il provvedimento di agosto – “si riserva il diritto di autorizzare la vendita di azioni detenute da soggetti di nazioni ostili solo con una decisione speciale”. Di conseguenza, le strategie delle aziende dipendono dalle scelte o dalle voglie del leader.
Ora però, le autorità russe, preoccupate del controllo da parte di paesi “ostili”, hanno adottato una nuova posizione sulle operazioni delle grandi banche straniere in Russia. Ed ad approfittarne dovrebbe essere Intesa Sanpaolo.
La Banca, guidata da Carlo Messina, sembrerebbe stia per ottenere l’approvazione per trasferire le sue attività russe a una gestione locale russa. Questa notizia è stata confermata da fonti vicine alla questione sia a Reuters che al collettivo russo indipendente Agentsmedia. Al momento la decisione è appunto nelle mani di Vladimir Putin.
Il caso Société Générale
La situazione complessa ha portato la maggior parte delle banche straniere in Russia a continuare le loro operazioni nel paese. Con una sola eccezione: Société Générale, che ha venduto la sua quota in Rosbank e nelle filiali assicurative a Interros Capital poco dopo l’inizio della guerra in Ucraina, subendo una perdita di oltre tre miliardi.
La banca francese, che era tra le più esposte (con 18 miliardi di euro), ha ceduto le sue attività bancarie e assicurative al Fondo Interros Capital nell’aprile del 2022. Questo fondo è legato all’oligarca Vladimir Potanin, attualmente considerato uno dei più vicini a Vladimir Putin. La cessione è avvenuta praticamente a un valore molto basso, vendendo a zero Rosbank.
La situazione di Intesa in Russia
Intesa si è impegnata in questo periodo nell’attività di riduzione dei rischi (derisking) in Russia. “Ora possiamo essere considerati una banca a esposizione zero verso la Russia, ma continueremo a lavorare per ridurre la limitata esposizione residua”, aveva dichiarato il Ceo Messina già alla fine dello scorso anno.
A fine giugno, la banca italiana, aveva notevolmente ridotto i prestiti a clienti russi, con una diminuzione del 77% rispetto all’anno precedente per i prestiti transfrontalieri (700 milioni di euro) e del 66% per i prestiti locali (100 milioni di euro). Nel terzo quadrimestre del 2022, l’esposizione con la Russia era stata ridotta del 65%, equivalente a 2,3 miliardi di euro, rappresentando lo 0,3% dei crediti totali della banca. Ad oggi, complessivamente la Russia rappresenta solo lo 0,2% degli impieghi a clientela. Dal 1° agosto scorso è stato anche chiuso l’ufficio di rappresentanza a Mosca che fa riferimento a Imi Cib international network.
Sul fronte cessione vi sono state tante speculazioni ma poche conferme. Si è parlato principalmente di un coinvolgimento di Gazprombank, terza più grande banca in Russia con un attivo di 7.530 miliardi di rubli.
A differenza di Unicredit, che sta negoziando la vendita dei suoi asset russi da alcuni mesi (fonte Bloomberg), Intesa, avendo dimensioni più piccole, non è inserita nell’elenco ufficiale delle banche sistemiche.
In uscita anche Raiffeisenbank
Dopo l’inizio della guerra, Raiffeisenbank ha annunciato l’intenzione di uscire dal mercato russo, vendendo asset o separandoli dal gruppo. Il CEO di RBI, Johann Strobl, ha indicato che questa separazione potrebbe avvenire entro la fine del 2023. Sembra che un cliente “non russo” sia interessato agli asset della banca austriaca.