L’industria militare, si sa, alimenta le guerre che mietono tante vittime, ma per qualcuno è prima di tutto un enorme business. Soprattutto se il primo importatore d’armi del pianeta, l’India, è anche il suo miglior cliente e solo lui gli ha fatto un ordine da 5 miliardi di dollari, cifra record dai tempi dell’Unione Sovietica, per i motori di 1.000 aerei caccia Sukhoy. O se la Cina, altro suo grande partner (il terzo più importante è la Siria), nonostante stia riducendo le forniture dall’estero, ha appena firmato un accordo per costruire insieme quattro sommergibili a propulsione diesel, per un valore di circa 2 miliardi di dollari (e New Dehli sarebbe già pronta ad acquistarne 6).
La Russia di Vladimir Putin è dunque sempre di più l’arsenale della Terra: ha raggiunto nel 2012 la cifra record per le consegne di 14 miliardi di dollari, che considerando gli ulteriori contratti firmati (con consegne nel 2013) arriva oltre i 15 miliardi, cogliendo di sorpresa persino il Cremlino. “Siamo andati oltre i nostri obiettivi”, si è compiaciuto Putin. I numeri da record delle esportazioni di materiale militare da Mosca sono da attribuire principalmente a Cina e India, due alleati pacifisti, ma purtroppo anche alla Siria in piena guerra civile e all’Iraq, che ha da poco firmato un contratto da ben 4,2 miliardi di dollari per la fornitura di 30 elicotteri Mi-28 e di 42 missili terra-aria Pantsir-S1.
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