La Banca centrale russa ha alzato il tasso di sconto al 17% dal 10,5% fissato cinque giorni fa. La decisione, presa quando a Mosca era l’una di notte, rappresenta il disperato tentativo di frenare “l’inflazione e la svalutazione” dopo una giornata drammatica, la peggiore dal 1998, in cui il rublo, già sotto del 40% sul dollaro da gennaio, ha perduto ieri un atro 10% del valore.
Le obbligazioni in dollari rendono più di quelle della Costa d’Avorio, del Kenya o del Rwanda. La stessa Banca centrale russa prevede che il Pil potrebbe scendere del 4,5% circa nel 2015 se i prezzi del petrolio dovessero restare attorno a 60 dollari il barile, proprio il livello toccato ieri dal Brent mentre il greggio Wti (-3,3%) è caduto a 55 dollari, ai minimi dal 2009.
La mossa di Mosca ha così chiuso una giornata convulsa, a due volti: una mattinata tranquilla e poi una tempesta violenta ed improvvisa scatenata dal nuovo ribasso del petrolio, scivolato a nuovi minimi sull’onda di dichiarazioni dei ministri dell’energia del Kuwait e degli Emirati Arabi, alleati di ferro dell’Arabia Saudita: la produzione, hanno ripetuto, non verrà tagliata.
MILANO LA PEGGIORE. NUOVA FRENATA DELL’ECONOMIA CINESE
Pesante la reazione dei listini, a partire da Piazza Affari, una delle più sacrificate: -2,8% sotto la pressione dei titoli energetici e dei bancari. Consistenti le perdite di Londra (-1,5%), Parigi (-2,5%) e, soprattutto, di Francoforte (-2,6%). Più stabile Wall Street: Dow Jones -0,58%, Nasdaq -1,16%. L’S&P chiude a -0,62%.
Stamane la Borsa di Tokyo arretra dell’1,9% dopo la perdita dell’1,6% di lunedì. Calano anche Hong Kong e Sidney. Fa storia a sé la Borsa di Shanghai (+1,1%): il rialzo coincide con il calo dell’indice Pmi, nuovo segnale di frenata dell’economia di Pechino che, a sua volta, ha favorito un ulteriore calo del greggio.
INDONESIA, THAILANDIA, TURCHIA. TREMANO LE MONETE
E’ questa la cornice ad altissima tensione in cui prende il via stasera l’ultimo meeting 2014 della Fed, da cui il mercato si attende segnali più chiari sui tempi dell’aumento dei tassi Usa. L’economia Usa, in forte ripresa come hanno confermato i dati sulla produzione industriale di ieri, sembra in grado di reggere alla nuova situazione.
Diverso il discorso per le economie Emergenti, spesso fortemente indebitate in dollari. La rupia indonesiana è tornata stamani ai livelli del 1998, in piena crisi asiatica. Stesso copione in Thailandia, dove la Borsa cede più del 3 per cento. Anche la lira turca arretra del 4% abbondante: ad aggravare la situazione gli arresti dei giornalisti decisi da Erdogan, mossa che allontana Ankara 11dalla Ue.
VISCO: RISCHI CRESCENTI, SI’ AGLI ACQUISTI DI TITOLI DELLA BCE
In Europa, intanto, si scalda il confronto sul Qe. “Non siamo in una situazione di deflazione, ma i rischi non possono più essere ignorati”, ha detto il governatore Ignazio Visco in un’audizione alla commissione Finanze della Camera aggiungendo che “con il crollo dei prezzi del petrolio la dinamica dei prezzi sarà peggio nei prossimi mesi”.
Domani, intanto, prendono il via le votazioni per le l’elezione del nuovo presidente della Grecia: incombe, in caso di mancato accordo, il rischio di elezioni anticipate.
Calma piatta, almeno per ora, sul mercato del debito. Migliora il Btp con il rendimento che scende all’1,99 % dal 2,07% di venerdì, lo spread scende di 6 punti base a quota 137 bp. Il tasso decennale Spagna tocca un nuovo minimo storico a 1,785%.
ENI (-3,5%) ANCORA SOTTO TIRO. ARRETRA ENEL
Il nuovo tonfo del greggio ha pesato sul settore oil. Eppure i prezzi della mattinata lasciavano prevedere una giornata tranquilla, all’insegna del recupero dei prezzi anche per il black out delle forniture dalla Libia, dilaniata dal confronto militare tra le fazioni. Poi, dopo le dichiarazioni di vari ministri dei Paesi del Golfo, i prezzi hanno ripreso a scendere. L’indice Eurostoxx Oil & Gas ha girato in ribasso dell’1,8% (in mattinata saliva del 2%). L’Eni ha così chiuso in ribasso del 3,5% a 13,29 euro, facendo segnare il nuovo minimo dal novembre 2011. In mattinata si era spinto fino a superare marginalmente quota 14 euro sull’onda della notizia dei risultati positivi del test di produzione sul pozzo esplorativo Minsala Marine 1 in Congo
Tenaris -2,2%. Saipem guadagna lo 0,2%. Sotto tiro anche Enel ed Enel Green Power, entrambe -2,5%.
BANCHE, SI SGRETOLANO MPS E CARIGE
Si sbriciolano i prezzi di Monte Paschi, in ribasso dell’8,14% a 0,5245 euro e di Banca Carige (-7,09% a 0,059 euro). I due istituti hanno ricevuto il via libera dalla Ue ai nuovi piani di risanamento che prevedono, tra l’altro, onerosi aumenti di capitale, passaggio non facile in questa congiuntura. . Nei prossimi giorni le due banche riuniranno i Cda per fare il punto della situazione: già oggi potrebbe tenersi il vertice della banca ligure (in predicato l’ingresso nel capitale di Carlo Bonomi), tra domani e giovedì l’appuntamento a Siena.
Molto pesanti i ribassi anche delle banche principali e delle Popolari: Intesa -4,3%, Unicredit -4,7%. Banco Popolare chiude in calo del 3,3%, Ubi -3,7%, Pop.Emilia -2,5%. Soltanto Banca Pop.Milano ha chiuso positiva (+0,2%).
Non sfugge al ribasso il titolo Generali (-2,65%), colpito dal taglio del rating decretato da S&P sia per il Leone, che per UnipolSai (-3,2%) e Cattolica (-2,8%), come conseguenza diretta del downgrade già annunciato sull’Italia.
FIAT e TOD’S CHIUDONO CON IL SEGNO PIU’
Pochi i titoli in terreno positivo. Fiat Chrysler chiude a +0,5% a quota 9,12 euro dopo aver segnato un massimo della seduta a 9,44 euro. Nella mattinata gli analisti di Exane Bnp Paribas hanno riavviato la copertura sul titolo con un giudizio Neutral e un target price a 10,1 euro, l’11% sopra il prezzo di chiusura di venerdì. Secondo gli analisti della banca francese, l’Ipo di Ferrari sarà uno dei fattori trainanti dei mercati finanziari nel 2015. Il Cavallino Rampante viene associato ai titoli del Lusso e, facendo un confronto con società ai player del lusso Lvmh ed Hermes, hanno ricavato una valutazione compresa nel range 6-10 miliardi di euro.
A proposito di lusso spicca il rialzo di Tod’s +1,5%.
Giornata difficile invece per gli altri industriali. Finmeccanica lascia sul terreno il 3,4%. StM perde il 2,5% dopo aver staccato il dividendo trimestrale. Pirelli – 3,7%, Prysmian -2,5%. Telecom Italia arretra dell’1,9%.