La Borsa di Mosca precipita ai minimi degli ultimi cinque anni e mezzo e il rublo accentua la discesa in un mercato sempre più in difficoltà, a seguito del nuovo tracollo dei corsi petroliferi sui mercati mondiali e delle crescenti speculazioni sulla solidità della stessa Russia. A pesare anche le sanzioni e i loro effetti sempre più stringenti sull’economia del Paese.
La valuta russa è scesa in giornata ai nuovi minimi assoluti nei confronti delle principali valute, fino a 53,66 per un biglietto verde e a 65,80 per la divisa unica. Rispetto a venerdì si è svalutata rispettivamente del 2,2% e dell’1,8%. In altre parole il rublo (che da inizio anno ha perso quasi il 40% del proprio valore rispetto al dollaro, del 19% da inizio novembre) ha bruciato il rimbalzo ascritto venerdì sull’onda emotiva provocata dalla notizia degli interventi a sostegno effettuati dalla Banca centrale russa.
Oggi questa mano dell’Istituto, che in tutta la scorsa ottava si stima abbia speso 4 miliardi di dollari per sostenere la divisa, non si è vista e il mercato è tornato quindi a cercare livelli di equilibrio sempre più in basso.
L’attenzione oggi si è però concentrata anche e soprattutto sul petrolio, che ha toccato nuovi minimi degli ultimi cinque anni e che, per le casse russe, rappresenta oltre il 70% dell’export. Aspetto che interessa anche la Borsa, che è scivolata ai livelli più bassi dal luglio 2009. L’indice Micex ha lasciato sul terreno il 2,4% e l’Rts il 3,6%. Sberbank, il maggiore istituto di credito del Paese, oggi è stata bocciato anche dalla Bank of America (giudizio di mercato portato a ‘neutral’ da ‘buy’) e ha perso il 3,5%, tornando sui livelli dell’ottobre 2011.