Gli analisti finanziari del Servizio Studio e Ricerche di Intesa Sanpaolo S.p.A., Giancarlo Frigoli e Wilma Vergi, hanno pubblicato un interessante documento dal titolo “Russia – Focus Economia”. La pubblicazione illustra gli sviluppi e le debolezze del sistema economico russo tra il 2012 e il 2013, così come le previsioni circa una sua crescita nel biennio 2014-2015.
Da un punto di vista politico, il 2013 ha mantenuto stabile la leadership del Presidente Putin all’interno della Federazione (al contrario, lo stesso fa ancora fatica ad accattivarsi le simpatie internazionali – probabilmente a causa di scelte impopolari, quali il sostegno al Presidente siriano e le repressioni in Ucraina). Da un punto di vista economico, invece, il 2013 è stato un anno di transizione da un turbolento 2012 a un più promettente 2014.
Nei primi mesi del 2013, la performance economica del Paese ha ripercorso le orme di quella dell’anno precedente. Oltre a una perdita di oltre 3 punti sul tasso tendenziale di crescita del PIL, il sistema economico russo ha visto realizzarsi la caduta degli investimenti (-1,1% nei primi nove mesi), la decrescita della produzione industriale, il deprezzamento del rublo (-10,5% rispetto al 2012), e il mantenimento del tasso tendenziale di inflazione oltre gli obiettivi della Banca centrale. Come fanno, però, notare Frigoli e Vergi, il 2013 è stato anche l’anno della ripresa. Il PIL, infatti, è cresciuto in termini reali dell’1,3% e inoltre, grazie all’aumento delle esportazioni, il commercio estero ha aggiunto 0,3% al PIL del Paese. Segnali positivi si sono avuti anche nell’ambito della produzione manifatturiera (+0,2% rispetto al 2012) e nei servizi di vendita, trasporto e comunicazione (+0,4%). I risultati sopraindicati, insieme all’introduzione di un regime monetario di inflation targeting (a partire dal 2015), all’applicazione di una fiscal rule che lega la spesa pubblica al prezzo medio del petrolio e ai 560 miliardi di dollari in riserve valutarie, portano gli analisti di Intesa SanPaolo a stimare, per il 2014, una crescita economica russa compresa tra il 2 e il 2,5%.
La pubblicazione di Intesa SanPaolo non si limita, tuttavia, alle considerazioni appena riportate. Gli autori del documento dedicano spazio anche a un’analisi più ravvicinata del sistema economico russo, in particolare, alle sue debolezze strutturali (“I limiti del modello di sviluppo”). La prima fragilità la si ritrova proprio nel modello economico della Federazione. L’economia russa è troppo controllata dai vertici del governo e ancora ostica nei confronti degli imprenditori stranieri. A tal proposito, la Banca Mondiale pone la Russia in posizione “non avanzata” nella classifica dei paesi in cui sia più facile condurre affari. La seconda debolezza strutturale sta nel fatto che il sistema economico russo è quasi interamente assorbito dal settore minerario, il quale, da una parte, fornisce il 70% delle entrate fiscali ma, dall’altra, causa un calo nello sviluppo di altri settori a cui si sopperisce aumentando, inevitabilmente, le importazioni e dunque sottraendo punti al PIL.
Il peso del settore minerario nell’economia russa è evidente anche quando si valuta il deficit del Paese. Nel 2013, il deficit russo è stato dello 0,5%. Tuttavia, se si escludono dal calcolo i proventi petroliferi (ovvero, se si calcola il deficit non-oil), il deficit risulta essere dell’8,5%. E’, dunque, implicita nel lavoro di Intesa SanPaolo, l’affermazione secondo la quale sarebbe possibile fornire stime più generose rispetto al tasso di crescita del Paese nel prossimo anno, se le debolezze sopracitate non ci fossero o venissero ridotte.