Il Rugby Championship arriva all’epilogo così come era iniziato, con gli All Blacks campioni. I tuttineri hanno infatti già vinto il trofeo dell’emisfero Sud con una giornata d’anticipo, battendo i Pumas argentini la scorsa settimana. Oggi, quindi, l’ultima giornata serve solo per lo spettacolo e, magari, per togliersi qualche soddisfazione – parlando di argentini e sudafricani. I primi infatti sono ancora alla ricerca della prima vittoria nel torneo, che gli sarebbe ormai quasi dovuta, dati i vistosi miglioramenti e, forse, qualche favoritismo arbitrale di troppo che li relega ancora una volta al fanalino di coda del torneo, quando hanno dimostrato di essere pienamente in grado di competere a questo livello, se non di vincere talvolta. I secondi, invece, avrebbero avuto il beneficio dello scontro diretto al vertice nel finale del torneo qualora gli All Blacks avessero fatto il tanto sognato passo falso in trasferta contro gli argentini. Purtroppo per lo spettacolo la partita di questo pomeriggio regalerà emozioni certamente più tiepide di quelle che sarebbero caturite da una finale vera e propri.
In casa neozelandese non sembrano comunque propensi a fare regali a nessuno. Tanto che il punito Cruden – estromesso dalla selezione per due settimane in seguito a una sbronza con annesso ritardo alla riunione – è stato perdonato e rientra nella rosa che sfiderà per l’ennesimo confronto le gazzelle sudafricane capitanate dall’eterno De Viliers. Gli All Blacks arrivano a quest’ultima sfida con un ulteriore carica. Il ct dei neozelandesi ah infatti dichiarato che il metamen Julian Savea – ala tuttanera – è più forte del totem Jonah Lomu. Una confessione certamente più da tifoso, che se però viene fatta da uno che qualche cosa di rugby ci capisce, dovrebbe far accapponare la pelle di qualsiasi avversario, sudafricani compresi.
Il Sudafrica, dal canto suo, non ha poi sbagliato più di tanto in questo torneo. Si è arreso in due partite che gli sono state fatali, ma dove certamente non avrebbe potuto fare troppo di più. Contro gli All Blacks se la sono combattuta, ma il campo ha poi dato inesorabilmente ragione ai neozelandesi. Contro l’australia i più hanno letto la vittoria dei canguri come un colpo di reni sul finale che li ha portati a battere i sudafricani. A una più attenta lettura, però, appare chiaro come il match per gran parte della sua durata sia stato in mano molto più al team di McKenzie che ai ragazzi di Heineke Meyer.
In Australia, al contrario, si respira aria di fallimento, di sogno sfumato. Come scritto nell’articolo di presentazione al torneo, la rosa australiana è una delle migliori di sempre, con individualità che troverebbero spazioda titolare in qualsiasi formazione del mondo. Basti pensare all’immenso Israel Folau, o al potente Kuridrani – che in termini di paragoni con Jonah Lomu è tra i più simili – o ancora al veterano Ashley Cooper. I passi falsi contro Sud Africa e All Blacks nei rispettivi match di ritorno, hanno denunciato una nazionale certamente capace di qualsiasi cosa, ma ancora immatura e alla ricerca di continuità. La nuova querelle con protagonista il solito Beale ne è solo l’ennesimo esempio (l’estremo e apertura dei canguri si è fatto partecipe di un vivace diverbio co lo staff di volo in uno spostamento della squadra, in seguito al quale il giocatore è stato allontanato dalla squadra e l’Australian Rugby Union ha avviato un’inchiesta interna).
L’Argentina poteva essere finalmente la cenerentola tra le grandi del mondo, ma la scarpetta di cristallo si è rotta anche questa volta. L’ultima chance per vincere la rpima partita di questa nuova edizione del Tri Nations, i Pumas se la giocheranno in casa a La Plata, con la spinta ulteriore del pubblico che dovrà mettere da parte la delusione per tutte le occasioni sfumate di questo mese e mezzo di rugby tra i big. Comunque vada, l’Argentina si sarebbe meritata di più da questa stagione, che l’ha vista matura e quadrata, pienamente a livello delle nazionali più forti del mondo. Bisonga solo sperare che non sfoghi la rabbia sul prossimo test match contro l’Italia.