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Rugby, 6 Nazioni: Grand Slam inglese, disfatta italiana

Con l’aiuto dell’arbitro, l’Inghilterra batte al San Denis di Parigi la Francia e archivia così questa edizione del torneo vincendo tutte le partite – Ennesimo disastro dell’Italia, travolta dal Galles – Irlanda vittoriosa sulla Scozia.

Rugby, 6 Nazioni: Grand Slam inglese, disfatta italiana

Il Sei Nazioni è finito in un tour de force cominciato ieri all’ora di pranzo con l’ennesima disfatta italiana e conclusosi con il trionfo dell’Inghilterra col Grand Slam.

L’Italia aveva poco da aspettarsi da se stessa, mentre i padroni di casa del Galles volevano concludere un torneo non proprio ai loro livelli su una nota alta che desse fiducia al loro movimento. Loro ce l’hanno fatta, noi non siamo riusciti a concludere nemmeno con un po’ di amor proprio: 67-14. Una differenza di 53 punti non ammette alcuna giustificazione, ma ancora una volta si dà la caccia al colpevole. Gli infortuni, troppi. L’allenatore, il movimento giovanile, la poca esperienza. La verità sta fra tutte queste motivazioni e ancora una volta il nuovo CT che arriverà a giorni – probabilmente dall’Irlanda – dovrà partire da zero. La speranza è che, stavolta, lo si faccia per davvero e si investa tutto su una squadra dall’età media non superiore ai 25 anni, facendo pulizia sia tra i ranghi dei giocatori sia tra quelli gerarchici della Federazione.

Anche l’Irlanda, a Dublino, ha cercato e trovato un riscatto nei confronti di un Sei Nazioni sottotono. Batte la Scozia 35-25 grazie a un gioco semplice e coerente, che ha scoperto i punti deboli degli scozzesi: touche e gioco al piede. La Scozia conferma di essere una squadra matura e competitiva ai più alti livelli, le manca un gioco aereo al livello e una costanza che non sempre riesce a raggiungere. L’Irlanda, al contrario, non mostra margini di crescita utili per affrontare le più alte sfere ovali, ma rimane solida e ordinata sui suoi punti cardine. Da notare, infine, una pesante ipoteca arbitrale sul risultato finale. Joubert concede all’Irlanda ciò che non aveva concesso prima agli scozzesi, incattivendo oltremodo la partita che sul finale più volte vede formarsi risse da bar, non proprie di questo livello.

La partita più interessante è senza dubbio quella in prima serata, al San Denis di Parigi, tra la Francia e la già campionessa Inghilterra, che scende in campo per provare a portarsi a casa anche il milione di sterline messo in palio per la vincitrice di tutte le partite del torneo. Qui la pesantezza delle decisioni clamorosamente sbagliate dell’arbitro ha portato, perciò, non solo la vittoria del prestigioso riconoscimento agli inglesi, ma anche un bel premio. Senza 10 punti chiaramente assegnati dall’arbitro gallese Nigel Owens alla squadra ospite, infatti, la partita sarebbe terminata con un ben più giusto pareggio. L’uguaglianza tra le due formazioni è stata la costante di tutti gli ottanta minuti, durante i quali si è vista una partita con tanti ribaltamenti di fronte. Tuttavia, il tabellone alla fine degli ottanta dice 21-31 per le rose rosse.

Comunque, la classifica finale del Sei Nazioni 2016 be, disegna le forze dell’emisfero ovale del Nord. L’Inghilterra riscatta la delusione mondiale, candidandosi a essere, con questa squadra, al tetto del prossimo appuntamento globale. La Francia ha messo su una formazione di tutto rispetto con individualità al top che devono solo essere meglio inquadrate in un progetto di squadra, già a buon livello dato l’ottimo lavoro del nuovo CT Guy Novés. Il Galles non è al livello delle prime due squadre, ma ha comunque un team ben rodato, senza però avere grosse individualità di spicco dai settori giovanili.

Ancor peggio, sotto questo profilo, l’Irlanda, che non riesce a trovare alternative a un gioco che tanto le ha fruttato negli anni precedenti ma che ormai non sempre più essere redditizio all’alto livello. La Scozia necessita di quella costanza in più propria delle grandi squadre, ma già conta tra le sue fila qualità degne dei migliori XV del mondo. Sull’Italia non c’è molto altro da dire oltre: si dovrà per l’ennesima volta ripartire da una squadra senza struttura e con un solo leader a fine carriera, che non potrà più portare sulle spalle per molto tempo il peso di troppi insuccessi.

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