Fa un po’ rabbia vedere che, per effetto del rischio sovrano e dei titoli del Tesoro italiano che hanno in pancia, le banche italiane sono in questo momento tra le più bersagliate dalla speculazione finanziarie e poi apprendere dall’analisi dei bilanci di R&S-Mediobanca che i nostri istituti di credito sono in assoluto quelli che, durante la crisi, hanno ricevuto meno sostegni dallo Stato. Ma l’aggiornamento al 15 novembre scorso del censimento condotto, con il consueto rigore, dagli analisti di R&S-Mediobanca degli interventi e degli aiuti pubblici a favore di banche e istituti finanziari in Europa e negli Stati Uniti parla chiaro.
In America lo Stato, tra interventi nel capitale e garanzie, ha offerto la bellezza di 2.851 miliardi di dollari a un totale di 1.366 istituti: della somma iniziale 1.668 miliardi sono stati restituiti allo Stato da 402 istituti con una bella plusvalenza per le casse pubbliche.
Non molto diversamente sono andate le cose in Europa, dove gli inglesi ma anche i tedeschi, i francesi, i belgi non hanno risparmiato risorse pubblche a sostegno delle loro banche. In totale l’Europa ha erogato, tra iniezioni di capitale, nazionalizzazioni e garanzie, 2.356 miliardi pubblici di euro a 174 istituti, 74 dei quali hanno già restituito o rinunciato a 873 miliardi di dotazione pubblica. Curiosamente l’ammontare più alto è quello assegnato alle loro banche dagli inglesi, una volta maestri di liberismo: di fronte alla crisi anche la perfida Albione ha dovuto far buon viso a cattiva sorte erogando e garantendo 1.148 miliardi di euro a 13 banche, di cui due nazionalizzate e una in amministrazione controllata. Ma anche i tedeschi non scerzano: hanno dato in tutto 418 miliardi a 8 banche, soprattutto quelle regionali ma non solo.Anche Belgio, Francia e Olanda hanno fatto la loro parte. In fondo alla classifica degli aiuti pubblici alle banche c’è l’Italia che, attraverso i Tremonti bond, ha concesso in tutto 4, 1 miliardi di euro a quattro banche: Mps, Bpm, Banco Popolare e Credito valtellinese.
Come interpretare i risultati di questa indagine? La prima considerazione che sembra emergere è che le banche italiane non meritano il giudizio spesso critico che ricevono dai mercati e che la loro patrimonializzazione – a parità di criteri valutativi – è solida. Ma ci sono altre ragioni che spiegano la modestia delle risorse pubbliche destinate alle banche italiane: gli alti tassi chiesti dal Tesoro per i Tremonti bond che ha un po’ spuntato lo strumento stesso, il rischio di una stgmate – e di un giudizio negativo del mercato – che le banche italiane pensavano di subire ricorrendo ai Trenti bond e anche il rischio di vincoli e di ingerenze politiche o burocratiche.
Ora sarà interessante vedere come agirà sulle banche la liquidità senza limiti messa loro a disposizione dalla Bce nella speranza che non resti eternamente parcheggiata presso la stessa Bce ma serva a riattivare il circuito del credito alle imprese e alle famiglie spegnendo il pericolo di credit crunch che darebbe una potente quanto insidiosa spinta alla recessione già in atto.
Allegati: Ricerche e Studi – Mediobanca – Piani di stabilizzazione finanziaria.pdf