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Rottamazione cartelle: scontro sul rinvio, manovra in stallo

Lega, Forza Italia e M5S vogliono il rinvio dei termini della rottamazione ter e Salvini si spinge a chiedere una rottamazione quater, mentre Pd e Leu si oppongono – Senza un compromesso, rischia di saltare anche l’accordo di massima sul resto della manovra

Rottamazione cartelle: scontro sul rinvio, manovra in stallo

La manovra rischia lo stallo a causa dello scontro fra i partiti sulle cartelle esattoriali. È questo il tema più controverso del maxiemendamento su fisco e bollette che il Governo avrebbe dovuto presentare ieri in Senato, ma che invece ancora latita. Il problema non è tecnico, ma politico: Lega, Forza Italia e Movimento 5 Stelle chiedono di allungare i tempi della rottamazione ter e del saldo stralcio, appena scaduti (anzi: Matteo Salvini si è spinto a proporre una rottamazione quater per gli anni 2018 e 2019), mentre Partito Democratico e Leu si oppongono.

I forzisti minacciano addirittura di bocciare la legge di bilancio: “Non sosterremo la manovra se non ci sarà il rinvio delle cartelle”, ha detto qualche giorno fa Antonio Tajani. Un avvertimento poco gradito dal Pd, che dice di non voler cedere al “ricatto politico” e chiede di ripensare l’intero capitolo fiscale della manovra.

Come compromesso, il Governo ha proposto di allungare il pagamento delle cartelle a 180 giorni dalla notifica (dai 60 ordinari), ma solo per gli atti del primo trimestre 2022. Una soluzione giudicata però insufficiente da Lega e Movimento 5 Stelle.

Qualcuno dovrà cedere per arrivare a una sintesi, considerato che – a questo punto – riaprire l’intero cantiere della manovra sarebbe pericoloso per tutti. In base alla tabella di marcia attuale, che prevede una semplice ratifica da parte della Camera, l’approvazione della legge di bilancio dovrebbe arrivare fra Natale e Capodanno. Ulteriori ritardi, quindi, rischierebbero di far slittare il via libera al 2022, con l’ingresso automatico in esercizio provvisorio. Non un bel risultato da presentare a Bruxelles, che fra gennaio e febbraio dovrebbe inviare all’Italia la prima rata di aiuti connessi al programma Nex Generation Eu (24 miliardi di euro, da aggiungere ai 24,9 ricevuti come anticipo ad agosto).

È quindi probabile che, alla fine, il braccio di ferro sulle cartelle esattoriali si risolva in un accordo in extremis. Se così non fosse, rischierebbe di saltare anche l’intesa di massima raggiunta sugli altri punti centrali della manovra:

  • il taglio delle tasse da 8 miliardi da distribuire fra Irpef, Irap e decontribuzione sui redditi bassi;
  • l’intervento da 3,8 miliardi per mitigare il rincaro delle bollette di luce e gas;
  • la proroga del Superbonus 110% senza alcun tetto Isee per le case unifamiliari;
  • la norma Salva-Comuni (detta anche “salva-Napoli”) per aiutare le amministrazioni in stato di predissesto finanziario.
  • i 200 milioni aggiuntivi per la scuola (170 milioni dal governo più altri 30 milioni dal Parlamento) da impiegare anche per aumentare di 100 euro gli stipendi degli insegnanti.

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