Per il mercato assicurativo “si sta definendo uno schema regolamentare europeo”, ma “la soluzione non può essere quella trovata per il mondo bancario”. Lo ha detto Salvatore Rossi, presidente dell’Ivass e dg della Banca d’Italia, presentando a Roma la relazione annuale dell’Autorità di vigilanza sulle assicurazioni.
“Nelle banche – ha spiegato Rossi – i depositanti possono fuggire da un momento all’altro, in preda a un panico in preda a un panico anche irrazionale, contro il quale a volte non c’è finanziamento di ultima istanza che tenga. Nelle assicurazioni i possessori delle polizze, in particolare di quelle vita, ci mettono molto più tempo a liquidarle. Nelle banche l’unico presidio in caso di perdite non previste è il capitale, nelle assicurazioni il primo presidio sono gli attivi a copertura delle riserve tecniche, poi viene il capitale”.
Secondo il numero uno dell’Ivass, “il principio che anima la nuova disciplina delle crisi bancarie – se c’è crisi ci rimettono, e subito, gli azionisti e i creditori delle banche, non i contribuenti – può trovare giustificazione nella gran quantità di denaro pubblico usata negli anni scorsi per salvare banche in crisi (in paesi diversi dall’Italia, non smettiamo mai di ricordarcelo). Nel settore assicurativo questa giustificazione è decisamente meno importante”.
RC AUTO: PREZZO MEDIO A 420 EURO, CONTINUERÀ A SCENDERE
Per quanto riguarda il settore delle assicurazioni rc auto, “cinque anni consecutivi di riduzione del prezzo medio hanno portato quest’ultimo, nel quarto trimestre del 2016, a 420 euro per un’automobile a uso privato – ha sottolineato Rossi – Nel confronto internazionale il premio medio per l’assicurazione obbligatoria (al netto di tasse e contributi) è stato in Italia ancora superiore nel 2016 di 140 euro a quello dei tre altri grandi paesi europei (Francia, Germania e Spagna). Ma il divario si è ristretto rispetto agli oltre 260 euro del 2011 e ai quasi 190 dello scorso anno”.
Lo scenario però non è affatto omogeneo: “C’è ancora molta variabilità da zona a zona – ha precisato il Presidente dell’Ivass – a Napoli il prezzo medio alla fine del 2016 era di circa 630 euro, ad Aosta di 300. Il divario all’interno del paese si è tuttavia ridotto anch’esso. Riduzione della circolazione dovuta alla crisi economica e più efficace lotta alle frodi, anche grazie alla tecnologia, spiegano in larga parte entrambi i risultati. Ci attendiamo invece un ulteriore effetto calmieratore dalla lotta alle frodi, grazie alla diffusione delle scatole nere (ormai installate su un quinto dei veicoli circolanti) e all’entrata in vigore a metà del 2016 dell’Archivio Integrato Antifrode”.
INVESTIMENTI: LA CONCENTRAZIONE SUI TITOLI DI STATO CI PREOCCUPA
Sul fronte degli investimenti, Rossi ha rilevato che quelli delle compagnie assicurative italiane sono eccessivamente concentrati sui titoli di Stato, che costituiscono circa il 44% del portafoglio totale, ovvero 360 miliardi su 810: “Questa strategia ci desta qualche preoccupazione, perché espone le nostre compagnie, più di quelle di altri paesi europei, al rischio di repentini innalzamento dei tassi d’interesse sui titoli posseduti, con conseguente abbattimento del loro valore di mercato”.
Nel confronto internazionale, il presidente dell’Autorità ha rilevato che, “sulla base dei dati dell’Ocse fermi al 2015, le compagnie italiane sono più profittevoli di quelle francesi e tedesche”, proprio grazie alla “concentrazione dei loro investimenti nei titoli pubblici italiani, più redditizi perché giudicati più rischiosi dai mercati finanziari. Questo in parte spiega la richiesta avanzata da più parti in Europa di imporre un requisito di capitale sui titoli pubblici negli attivi delle compagnie, che tenga conto di tale rischiosità. Noi dell’Ivass ci siamo finora opposti a tale richiesta con argomenti di principio: gran parte dei divari di rendimento che i mercati esigono discende dal rischio percepito di rottura dell’euro, un rischio di sistema che le norme europee non possono addossare alle imprese”.
POLIZZE VITA DORMIENTI PER 4 MILIARDI: MODIFICARE LA LEGGE
Un altro fenomeno che desta l’attenzione dell’Ivass è quello delle polizze vita dormienti, ossia quelle scadute negli ultimi 5 anni e mai liquidate, perché le compagnie non sanno se l’assicurato sia deceduto o meno prima della scadenza della polizza. “Molto spesso i beneficiari non si fanno avanti perché non sanno di esserlo – ha spiegato Rossi – e nella polizza sono indicati in modo generico (ad esempio, “gli eredi legittimi”).
Il fenomeno ha raggiunto dimensioni “rilevanti, pari ad almeno 4 miliardi di euro”, perciò l’Ivass chiede al Governo “che siano modificate norme di legge evidentemente imperfette”. In particolare, l’Autorità suggerisce che le assicurazioni possano accedere alla futura Anagrafe nazionale della popolazione residente. Le regole attuali, invece, prevedono che le polizze vita non reclamate dopo dieci anni vengano riscosse dallo Stato attraverso la Consap.
IL CYBER RISK È UN PROBLEMA DA AFFRONTARE
Sul versante informatico, Rossi ha fatto notare che il “cyber risk per il mondo assicurativo è un rischio serio, nuovo, pervasivo. Saranno necessarie norme, accorgimenti organizzativi, consapevolezza”. Le compagnie sono maggiormente esposte quanto più i sistemi informatici si integrano con la rete, perciò l’Ivass sta mettendo a punto un nuovo regolamento sulla governance nel quale chiederà alle compagnie di realizzare dei piani sul cyber risk.
Allegati: Considerazioni Salvatore Rossi