Si chiama Ross, lavora tanto, costa poco e rischia di rendere la vita molto difficile agli aspiranti avvocati di tutto il mondo. Piccolo dettaglio, non è umano. Viene definito robot, ma non è un androide.
E’ arrivato in Italia lo scorso ottobre e attualmente “lavora” in sei studi legali di Milano, ma è nato a San Francisco. A crearlo è stato, nel 2014, un team dell’Università di Toronto e il suo debutto è avvenuto otto mesi fa nello studio legale Baker & Hosteler per occuparsi di bancarotta. Negli Usa ha già conquistato dieci tra gli studi più importanti del Paese, uffici in cui i giovani avvocati sognano di poter essere assunti per dare una svolta alla propria carriera.
Parlando in parole povere Ross è la prima intelligenza artificiale, basata sulla tecnologia Watson della Ibm e sviluppata per comprendere e affrontare cause legali. E’ in grado di capire il linguaggio degli avvocati, formulare ipotesi, condurre ricerche, trovare soluzioni. Basta porre una domanda all’avvocato virtuale e lui risponde tenendo conto di leggi, sentenze e casi simili con un’accuratezza del 90%. Se ciò non bastasse ha anche un altro vantaggio rispetto ai colleghi umani: costa al mese quanto guadagna un avvocato in un’ora.
Secondo alcune teorie, da considerare piuttosto estreme a dir la verità, in futuro Ross ruberà il lavoro al 90% dei colleghi umani, ma in base ad uno studio dal titolo “I robot possono diventare avvocati?” scritto da Dana Remus, ricercatrice dell’Università della Carolina e da Frank S. Levy, economista del M.I.T., con ogni probabilità quest’innovazione contribuirà a trasformare il mestiere, senza lasciarlo alla totale mercé dell’intelligenza artificiale. I ricercatori hanno infatti notato che molte delle mansioni che gli avvocati svolgono nel corso della loro carriera “necessitano” di una connotazione umana che non può essere codificata così facilmente. In base a questa analisi dunque, gli avvocati possono stare tranquilli, almeno per ora.