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Romania, elezioni a sorpresa: vince il liberale Iohannis

Sorpresa elettorale in Romania: il nuovo presidente è Klaus Iohannis, leader liberale, sindaco di Sibiu e rappresentante della minoranza tedesca nel Paese. I sondaggi degli ultimi giorni davano invece per vincente il premier socialdemocratico Victor Ponta. Quando è stato scrutinato il 76,5% delle schede, Iohannis ha ottenuto il 54,8% delle preferenze, contro il 45% di Ponta, che ha dilapidato in due settimane più di 10 punti percentuali di vantaggio (il primo turno si era chiuso con il primo ministro al 40% contro il 30% dello sfidante). 

A pesare sulla disastrosa performance del socialdemocratico è stata soprattutto la gestione del voto all’estero. La comunità romena che vive fuori dai confini, infatti, ha votato in massa per Iohannis e anche in Romania il sentimento di solidarietà per la diaspora a cui era stato negato il voto nel primo turno ha avuto un peso enorme: migliaia di persone sono scese in piazza anche ieri per chiedere che venisse prolungato il termine di voto per l’estero, dove moltissimi romeni sono stati in coda per ore, inutilmente.

La disfatta di Ponta è stata chiara prima di tutti proprio al premier che poco dopo i primi exit poll, che davano un testa a testa e a spoglio appena iniziato, ha chiamato Iohannis per congratularsi per la vittoria, ma ribadendo che non si dimetterà da capo del governo. “Ringrazio tutti i romeni che hanno votato – ha detto Ponta – il popolo ha sempre ragione. Ho chiamato i Iohannis per congratularmi per la vittoria. Mi dispiace di aver fallito ma non mi arrendo”. Il neo presidente ha risposto via Facebook con poche parole (“Ho vinto”) e subito dopo si è recato tra la folla festante in piazza dell’Università a Bucarest.

In precedenza, si erano viste file lunghe chilometri fin dalle prime ore dell’alba nei principali seggi elettorali all’estero. Persone costrette a lunghe attese spesso sotto la pioggia e alla fine anche i lacrimogeni della polizia a Torino e Parigi. E’ stata questa la situazione in cui circa 360mila romeni aventi diritto hanno espresso il proprio voto per eleggere il nuovo presidente.

Il totale dei votanti della diaspora, che conta più di tre milioni di persone, è stato più del doppio del primo turno quando erano andati alle urne 150mila romeni. L’affluenza più alta è stata registrata in Italia (dove erano stati approntati 51 seggi, ma ne erano stati chiesti quasi 70), in Spagna, Moldova, Gran Bretagna, Germania e Francia.

Fin dalle prime ore del mattino a Roma, Torino, Parigi, Londra, Monaco e Stoccarda migliaia si erano messi in fila per votare, dopo aver affrontato anche lunghi viaggi. Quando nel pomeriggio è stato chiaro che entro le 21 (ora locale di ogni seggio) molti non sarebbero riusciti a votare è scoppiata la protesta sia all’estero sia in Romania. A Bucarest e nelle principali città migliaia di romeni sono scesi in piazza chiedendo le dimissioni del premier Ponta e che venisse esteso l’orario di voto: possibilità questa, esaminata dal ministero degli Esteri e dall’Ufficio elettorale centrale ma bocciata.

La situazione è degenerata a Torino dove erano state in coda 5mila persone e dove le proteste sono state sedate con l’uso di lacrimogeni, come a Parigi. “Victor Ponta ha fatto alcuni errori – ha spiegato l’analista del think tank Cespri, Sergiu Miscoiu, riferendosi alle polemiche del primo turno che hanno portato anche alle dimissioni del ministro degli Esteri Titus Corlatean -. Il principale è stato ostracizzare la diaspora. Il risultato è stato non tanto il voto dei romeni all’estero, ma la solidarietà della Romania”.

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