I commercianti possono dormire sonni tranquilli: il cuore della riforma fiscale non sarà l’aumento delle aliquote Iva. Questo il messaggio lanciato dal ministro dello Sviluppo economico, Paolo Romani, intervenuto stamattina all’assemblea di Confcommercio. Il ministro ha rassicurato la platea specificando che una misura del genere “frenerebbe la crescita, mentre sappiamo bene che quello che serve è un forte stimolo alla ripresa della domanda”. Inoltre per finanziare la riforma “non è obbligatorio che ci siano risorse da trovare”, perché si può attingere al recupero dell’evasione. A detta di Romani, sarebbe d’accordo anche il premier, Silvio Berlusconi.
Poco prima che il ministro calmasse gli animi, il presidente dell’associazione, Carlo Sangalli, aveva espresso le preoccupazioni della categoria: “Con una simile manovra alimenteremmo inflazione, colpiremmo i consumi delle famiglie, e maggiormente i consumi delle famiglie con livelli di reddito medio-bassi, indurremmo evasione Iva”. Secondo uno studio di Confcommercio, uno spostamento di gettito dall’Irpef all’Iva per circa un punto di Pil “determinerebbe una riduzione dei consumi intorno all’1% ed una riduzione del prodotto interno lordo di oltre lo 0,6%”.
Di segno opposto la posizione di Luigi Abete, presidente di Assonime, che ha risposto ai toni concilianti di Romani sostenendo che “senza l’intervento sull’Iva non sarà una riforma fiscale”. Secondo il presidente della Bnl, “Romani ha dichiarato chiaramente che non si farà alcuna riforma”, perché non ci sarà alcuno spostamento di carico dalle imposte dirette a quelle indirette, ma soltanto “interventi fiscali puntuali, più o meno rilevanti, diretti a questa o a quella categoria”.