Condividi

Roma, sui rifiuti Raggi e Ama allo sbando: interviene la Regione

Dopo settimane di emergenza irrisolta, la Regione obbliga gli impianti del Lazio a farsi carico dei rifiuti della Capitale, ma dà un ultimatum al Campidoglio: “Avete 20 giorni per risolvere”

Roma, sui rifiuti Raggi e Ama allo sbando: interviene la Regione

I rifiuti di Roma diventano un caso di Stato. Letteralmente. Dopo settimane di emergenza e cumuli di nauseabonda spazzatura diventati ormai barriere architettoniche su strade e marciapiedi impercorribili, forse c’è un primo spiraglio. Su richiesta della sindaca, Virginia Raggi, ministero dell’Ambiente e Regione stanno intervenendo per cercare non tanto di riportare la situazione a quella che sarebbe la normalità per una qualsiasi città, quanto per evitare che dal degrado ambientale scaturisca una vera e propria emergenza sanitaria. Lo scopo, in parole povere, è dunque quello di far sì che oltre alla pazienza dei cittadini si metta a repentaglio anche la loro salute.

A cercare di risolvere l’emergenza ci penserà la Regione Lazio guidata da Nicola Zingaretti (segretario del PD), obbligando tutti gli impianti del territorio, da quelli di Pomezia e Castelforte all’inceneritore di San Vittore, ad accettare i rifiuti provenienti dalla Capitale attraverso un’ordinanza attesa per oggi, 4 luglio. Le imposizioni però riguarderanno anche Roma: ad Ama e al Comune vengono dati 20 giorni di tempo per pulire la città, dotandosi di aree di trasferenza e di trasbordo, noleggiando mezzi che sostituiscano quelli in avaria (parliamo di oltre il 50% della flotta), pagando i fornitori in attesa, facendo lavorare a pieno regime tutti gli impianti esistenti, compreso il tanto osteggiato tritovagliatore mobile di Ostia, che ad oggi tratta solo 40mila tonnellate al giorno sulle 200 potenziali, e a procurarsi in fretta altri impianti di trattamento per affrontare quella che ormai da emergenza rifiuti si è trasformata in regola.

Se non si tratta di un commissariamento, poco ci manca. Quello della Regione è de facto un ultimatum dei confronti del Comune e della sua partecipata di fronte a una realtà diventata ormai insostenibile. Con temperature che sfiorano i 40 gradi, non c’è marciapiede di Roma che riesca a salvarsi dai rifiuti e dal loro olezzo nauseabondo. Gabbiani e ratti sono diventati parte integrante della fauna locale, il decoro urbano solo un lontano ricordo. Turisti, sempre meno increduli, fotografano i cumuli di monnezza sparsi per il centro della città come se si trattasse di attrazioni e tipicità al pari del Colosseo o della carbonara. La differenziata? Un’utopia.

LEGGI ANCHE: Rifiuti, l’Authority: “Investimenti per superare l’emergenza”

Le ultime settimane certificano il fallimento della gestione ambientale di Ama e della Giunta Raggi, un fallimento che parte da lontano: dalla congenita carenza di impianti che l’attuale amministrazione non è mai riuscita a risolvere, affidandosi invece a costossimi conferimenti fuori regione, acuita dall’incendio di dicembre 2018 del Tmb Salario e dal rallentamento per manutenzione di Malagrotta. Una responsabilità che però il Campidoglio rifiuta, dando di volta in volta la colpa a chi c’era prima o alla Regione.

A rovesciare il già precario equilibrio che teneva poco saldamente in piedi Ama e la racconta è arrivata poi l’assurda lotta intestina tra il Campidoglio e gli ex vertici, nominati da Raggi, lo sottolineiamo. Il risultato? La sindaca ha deciso di cacciare tutti, lasciando Ama priva di una guida per oltre tre mesi (il nuovo cda, il sesto dell’era grillina, si è insediato solo poche settimane fa). Insieme all’ex ad Bagnacani, alla porta è stata messa anche Pinuccia Montanari, mai sostituita, il che significa che in piena emergenza Roma si ritrova senza un assessore ai rifiuti.

Che dire poi della situazione finanziaria. La partecipata capitolina non approva un bilancio da due anni, una realtà che impedisce la stipula di contratti e accordi di qualunque natura. Fareste affari con un’azienda non avendo alcuna certezza sulla regolarità dei pagamenti?

Ama è un’azienda allo sbando e i palesi risultati di questa realtà si vedono di giorno in giorno sulle strade di Roma. E le accuse del Campidoglio alle amministrazioni precedenti, alla Regione, o a chiunque al di fuori di se stesso ormai non reggono più. Men che meno il complottismo – Raggi ha parlato di “crisi stabilita a tavolino, forse per logiche commerciali” – o i tentativi di negare un’emergenza che è ormai sotto gli occhi di tutti: solo due settimane fa il M5S Roma diceva: “La situazione della raccolta nei Municipi è in progressivo miglioramento”. Magari, potrebbe essere arrivato il momento di una prima, reale, assunzione di responsabilità. Vedi mai che questo cambio di strategia non rappresenti un primo passo verso la risalita.

Commenta