I sindacati decidono di mobilitarsi contro una legge di Bilancio “recessiva” e sabato 9 febbraio scendono in piazza per protestare insieme contro la Manovra. Il fatto, piuttosto clamoroso, è che in piazza oltre ai sindacati e ai lavoratori, ci saranno anche gli industriali di Confindustria Romagna per protestare contro il blocco alle trivelle decise dal Governo.
La manifestazione è stata indetta dalle tre maggiori associazioni sindacali del paese – Cgil, Cisl e Uil – allo scopo di sollecitare un confronto con il Governo su una legge di Bilancio che “ha lasciato irrisolte molte questioni fondamentali per lo sviluppo del Paese, a partire dai temi del lavoro, delle pensioni, del fisco, degli investimenti per le infrastrutture, delle politiche per i giovani, per le donne e per il Mezzogiorno”, scrivono i sindacati in una nota congiunta.
Che il loro giudizio sulla Manovra fosse fortemente negativo è noto da mesi. Meno scontata era invece la partecipazione degli industriali alla giornata di protesta. Lo fa “per contestare le politiche adottate dal Governo nel Dl Semplificazioni” ed in particolare lo stop alle trivelle: un “suicidio industriale”, dice il presidente di Confindustria Romagna, Paolo Maggioli; “Nessun imbarazzo” ad affiancare i sindacati: “In questa fase è assolutamente importante essere uniti, difendere insieme crescita e lavoro. Ad una iniziativa come questa ci sembra assolutamente opportuno partecipare”.
Nessuno dei principali leader sindacali ha risparmiato critiche sulle misure principali della legge, reddito di cittadinanza in primis. Ma quello che lamentano Cgil, Cisl e Uil è anche l’assenza di un confronto vero, più volte richiesto e sempre disatteso dal Governo, nonostante le garanzie fornite dal Premier Giuseppe Conte.
“Cgil, Cisl, Uil valutano positivamente il percorso di mobilitazione svoltosi negli scorsi mesi a sostegno della piattaforma unitaria” e il consenso di migliaia di lavoratori, pensionati e giovani alle proposte delle tre sigle sindacali “è stato pressoché unanime”, si legge nella nota, ricordando il “documento consegnato nello scorso mese di dicembre al presidente del Consiglio che si era impegnato a dare continuità al confronto, mai avvenuto, su alcuni capitoli indicati dal sindacato”.
Ma qualcosa evidentemente è andato storto. “Siamo molto delusi e preoccupati dai provvedimenti economici e sociali annunciati dal Governo Conte. – scrive la segretaria generale della Cisl, Annamaria Furlan agli iscritti – “I venti della recessione sono di nuovo alle porte in tutta Europa ed anche in Italia si susseguono segnali negativi, con tante aziende che rischiano di chiudere, tante vertenze nazionali e locali aperte, con un calo continuo dell’occupazione stabile e della produzione industriale”.
“Doveva essere questo il momento di decisioni nette, più eque, concrete, dopo tanti anni di sacrifici enormi fatti dalle famiglie italiane per uscire definitivamente dalla crisi. Ed invece c’è il rischio fondato di una minore crescita, di un aumento del divario tra Nord e Sud e delle diseguaglianze sociali, per di più con una ipoteca di ben 52 miliardi sulle tasche degli italiani per far quadrare i conti nelle prossime leggi di bilancio”, continua la sindacalista chiedendo a lavoratori e pensionati di partecipare in massa alla manifestazione del 9 febbraio.
Date le promesse mancate i sindacati scendono in piazza al grido #FuturoalLavoro. Prevista un’ampia partecipazione da tutta Italia. Per questo motivo, i comizi finali della manifestazione – che partirà alle 9 da piazza della Repubblica – si svolgeranno in piazza San Giovanni in Laterano e non in Piazza del Popolo. Intorno alle 11, sono previsti gli interventi conclusivi dei segretari generali Maurizio Landini (Cgil), Annamaria Furlan (Cisl) e Carmelo Barbagallo (Uil).
Aggiornato alle 20:53 di venerdì 8 febbraio 2019