Alla fine l’assessore all’Ambiente del Comune di Roma, Paola Muraro, s’è dimessa. Lo ha fatto a seguito di un avviso di garanzia della Procura di Roma per presunte violazioni del Testo unico ambientale e dopo mesi e mesi di polemiche per i suoi trascorsi non proprio limpidi come collaboratrice dell’Ama, l’azienda dei rifiuti della Capitale.
Finisce così la telenovela che ha tormentato i primi mesi di vita della giunta di Virginia Raggi, la sindaca del M5S che ha sempre difeso a spada tratta Muraro, anche a costo di fare infuriare la base grillina. Con Muraro, che si è dimessa nelle mani del sindaco, cade un altro pezzo della giunta Raggi che perde uno dei suoi assessori più importanti in una fase molto difficile della vita della Capitale, sommersa dai debiti e dalla corruzione e finora incapace di reagire al vistoso degrado.
“In nome della trasparenza comunichiamo tempestivamente la notifica ricevuta da Paola Muraro, rispettando pienamente quanto abbiamo sempre assicurato ai cittadini — ha detto la sindaca in un video postato su Facebook — Attendiamo con fiducia che l’assessora chiarisca nel dettaglio la sua posizione e, nel frattempo, sarò io ad assumere le sue deleghe”.
Da parte sua, Muraro ha fatto sapere tramite il suo legale che lunedì la Procura di Roma le ha notificato un avviso di garanzia in riferimento all’articolo 256 del Testo unico sull’ambiente: “Contestualmente sono stata informata che verrò ascoltata dalla Procura il prossimo 21 dicembre. Sono tranquilla e convinta di riuscire a dimostrare la mia totale estraneità ai fatti. Tuttavia, per senso di responsabilità istituzionale e per rispetto verso questa amministrazione, ho deciso di dimettermi in attesa di chiarire la mia posizione”.
Sono precisamente cinque i capi di imputazione contestati all’assessore dimissionario, con riferimento all’epoca in cui era consulente di Ama: violazione dell’articolo 256 comma 4 legge 2006 (reati ambientali) in concorso, a seconda dei singoli casi, con altri quattro responsabili, all’epoca dei fatti, di singoli apparati degli impianti Tmb di Rocca Cencia e di via Salaria, il reato contestato.
Per quello di abuso d’ufficio si va verso una richiesta di archiviazione. Nell’invito a comparire per l’interrogatorio del 21 dicembre prossimo, firmato dai procuratori aggiunti Michele Prestipino e Paolo Ielo, nonché dal pm Alberto Galanti, si contesta alla Muraro di aver “operato – si legge nell’avviso di garanzia – una gestione dei rifiuti in violazione delle prescrizioni delle autorizzazioni riguardanti la gestione degli impianti stessi per quanto in particolare concerne le percentuali di trasformazione dei rifiuti in ingresso in CDR, FOS e Scarti di lavorazione per gli anni 2010-2015, distintamente per l’impianto Rocca Cencia e Salario”. “I dati risultanti da tale analisi – è detto nel provvedimento della procura – indicano infatti una notevole discrasia tra quanto previsto dal D.M. 25 marzo 2013 e le performance raggiunge dagli impianti di trattamento meccanico e biologico gestiti da Ama S.p.A.”.