Il sindaco di Roma Ignazio Marino dice la sua sul caso scontrini, chiarendo nel corso di una conferenza stampa convocata a sorpresa all’indomani della sua deposizione in Procura quelli che secondo lui sono i punti più importanti della questione.
«Mi sono dimesso perché ho rispetto dell’autorità giudiziaria e auspicavo di presentarmi ad essa da dimissionario per spiegare i fatti relativi agli esposti. Non sono iscritto nel registro degli indagati, sono entrato in Procura come persona informata sui fatti. E così ho lasciato la procura. Non sono indagato».
Lo ripete più volte il sindaco dimissionario, lanciando anche alcune frecciate al Movimento 5 Stelle e a Fratelli d’Italia, colpevoli di aver presentato due esposti “vergognosi, scritti o da persone in malafede o ignoranti”.
Nel corso della conferenza stampa, Marino ha specificato di non aver mai utilizzato denaro pubblico a scopo privato. Anzi, nel corso di un incontro istituzionale tenutosi a New York, si sarebbe pagato l’albergo da solo, evitando di gravare sulle finanze romane.
Infine, sulle dimissioni Marino non ha escluso un possibile passo indietro. In base a quanto previsto dalla legge, avrà infatti tempo fino al 2 novembre per ripensarci e tornare al Campidoglio e ad oggi sarebbero in corso “opportune riflessioni e verifiche”. Le verifiche riguardano soprattutto i numeri in Consiglio comunale. Anche se decidesse di ritornare su suoi passi, il sindaco dimissionario attualmente non avrebbe l’appoggio della maggioranza di centrosinistra. Ma in serata il Pd lo gela: “Non ci sono le condizioni politiche per andare avanti”, così ha detto il commissario del Pd romano, Matteo Orfini. E il caso Marino si richiude.