Altro coup-de-théatre nella telenovela tra Roma e il suo sindaco Ignazio Marino, dimissionario fino a ieri quando ci ha invece ripensato decidendo di restare al suo posto, nonostante l’ormai evidente avversione della sua stessa maggioranza e soprattutto dei vertici del Partito Democratico. Il colpo di scena infatti questa volta era annunciato: è stata raggiunta e anche superata “quota 25”, ovvero il numero minimo di consiglieri (la metà più uno del Consiglio comunale, composto da 48 membri) necessari per sciogliere sin da oggi, neanche 24 ore dopo il gran ritorno, la giunta Marino.
Oltre ai 19 consiglieri del Pd, che si sono dimessi in blocco su indicazione del presidente del partito Matteo Orfini, hanno sfiduciato Marino anche esponenti di altri gruppi sia di maggioranza che d’opposizione come Roberto Cantiani (Ncd), Daniele Parrucci (Centro democratico), Alessandro Onorato (Lista Marchini), i due fittiani (ed ex alemanniani) Ignazio Cozzoli e Francesca Barbato, Svetlana Celli (Lista Civica Marino), e alla lista potrebbe aggiungersi anche lo stesso Alfio Marchini.
“E’ tutto a posto, entro stasera è tutto finito”, assicura l’ormai ex assessore ai Trasporti Stefano Esposito che aggiunge: “Già lunedì il prefetto Franco Gabrielli potrebbe nominare il commissario“. Staccata dunque la spina a Marino, dopo che ieri il suo legale, Enzo Musco, aveva comunicato che il sindaco è in realtà indagato dalla procura di Roma sul caso degli scontrini. “Un atto dovuto”, ha commentato Marino dall’Auditorium, dove aveva promesso che avrebbe commentato l’inchiesta. “Io sono convinto di aver spiegato bene le mie ragioni e la mia trasparenza: sono assolutamente convinto di non aver mai utilizzato denaro pubblico a fini privati semmai ho fatto il contrario”, ha aggiunto.
La vicenda da tira-e-molla è stata duramente commentata dall’Osservatore romano, quotidiano del Vaticano, secondo il quale “sta assumendo i contorni di una farsa”, mentre lo stesso Marino ha citato Salvador Allende: “Non mi sento un martire, sono un lottatore sociale che tiene fede al compito che il popolo gli ha dato”.