Per salvarsi e non perdere il posto e il simbolo del Movimento 5 Stelle dopo la bufera che ha investito la sua Giunta, il sindaco di Roma, Virginia Raggi, fa dietrofront e si lascia di fatto commissariare da Beppe Grillo che le impone senza troppi complimenti la cacciata immediata dei fedelissimi Frongia (vicesindaco e apripista di Marra, arrestato per corruzione) e Romeo della segreteria politica del sindaco.
E’ questo il risultato di un summit drammatico dei Cinque Stelle che segna la resa senza condizioni della Raggi e che rivela ciò che era chiaro fin dalla campagna elettorale e che ora si materializza in modo plateale: la Raggi è un sindaco a sovranità limitata che non risponde ai cittadini e agli elettori di Roma ma a Beppe Grillo che, prima dell’elezione, l’aveva vincolata a un contratto capestro.
“Da oggi cambiano marcia” avverte l’ex comico ma le ferite sono profonde e resteranno. E ora non sarà più la Raggi ma i consiglieri comunali di Roma, che le sono in gran parte contro, a scegliere il nuovo vicesindaco, che sarà probabilmente l’assessore alle partecipate Massimo Colomban, imposto da Davide Casaleggio. E’ stato proprio quest’ultimo a frenare l’ira furibonda di Grillo contro la Raggi dicendo: “Salviamo Virginia o affonda anche Di Maio”.
Se Roma doveva essere il banco di prova della capacità dei grillini a governare per candidarsi alla conquista di Palazzo Chigi, l’esperienza di Roma finita tra gli arresti è stata finora un flop completo che può rovinare le ambizioni nazionali del Movimento 5 Stelle a soli pochi mesi dalle elezioni politiche.