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Roma, il termovalorizzatore contestato: l’ex sindaco Ignazio Marino con il Comitato del No

Il comitato del No raccoglie firme e le invia in Regione: una battaglia di cui non si avverte il bisogno. L’impianto pronto nel 2027

Roma, il termovalorizzatore contestato: l’ex sindaco Ignazio Marino con il Comitato del No

Tredicimila romani più uno. Hanno firmato una petizione contro la costruzione del termovalorizzatore. Esultano e l’uno in più è Ignazio Marino, fresco europarlamentare di Alleanza Verdi e Sinistra, già sindaco di Roma. Sono contenti di aver consegnato al presidente della Regione Lazio la petizione simil-politica, perché di questo di tratta. Non amano certo il sindaco Roberto Gualtieri. L’iniziativa è promossa dal Comitato No Inceneritore a Santa Palomba che riunisce cittadini e comitati anche di Ciampino, Castel Gandolfo e Albano. L’obiettivo è “di promuovere una reazione della Regione”, e per cominciare ad “attivare un tavolo permanente Sindaci No Inceneritore e l’Unione dei Comitati”. Abbiamo capito bene: un tavolo permanente? Per fermare l’unica opera pubblica in corso di cui ha bisogno la Capitale? Detto altrimenti, vuol dire non fare nulla. D’altronde spiace annotare che finora i contrari all’impianto non hanno avuto fortuna.

La raccolta differenziata

Nel merito della diaspora si parla di aumentare la quantità di raccolta differenziata, piuttosto che costruire il  termovalorizzatore. C’è un romano che ricorda da quanti anni va avanti questo racconto? Ignazio Marino dovrebbe ricordarselo come altri suoi predecessori, di destra, di sinistra, grillini. La scelta dell’impianto a Santa Palomba è diventata di necessità, rispetto alle disfunzioni della raccolta differenziata. Roma non è una città pulita. La sostenibilità ambientale è declamata e poco praticata. Quanto è realistico pensare di fermare ora un’opera da 600 milioni di euro che avrà le migliori tecnologie, che dovrà essere controllata e gestita con metodologie in uso in altre città? Parigi, Vienna, Copenaghen sono città tabù? L’impianto romano dovrebbe essere completato entro due anni, non essendo stati capaci tutti – non solo Roma e la Regione Lazio – di anticiparne la costruzione a qualche anno prima. I rifiuti di Roma sono merce da esportazione pagata dai contribuenti. La lotta contro la struttura evoca disastri ambientali da rifiuti come quelli di Napoli di qualche anno fa. Chi non vuole la raccolta differenziata, quando si sarà in grado in grado di farla sul serio? “Il progetto dell’inceneritore a Santa Palomba va fermato”, ha detto Marino nel ruolo di referente politico degli oppositori facendo l’eterno gioco italiano di farsi male da soli. Peggio, se a condurre il gioco è un esponente di sinistra. Di quale sinistra?

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