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Roma, il consumo di suolo a livelli record: Ispra documenta l’ampliamento anomalo che pesa sull’ambiente urbano

Pixabay

Il primato del consumo di suolo non le fa onore. Roma in un anno ha perso più di 105 ettari di superficie: qualcosa, come 150 campi di calcio. Viste le dimensioni è la prima città italiana per suolo degradato. Lo stato generale della città è stato criticato da Carlo Calenda, già candidato sindaco alle ultime elezioni, proprio quando l’Ispra (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale) rendeva nota “l’analisi della copertura del suolo nel territorio”. In Campidoglio hanno dovuto ammettere che la situazione denota un aspetto molto negativo della città. Il 63% del consumo urbano è dovuto a cantieri e aree in terra battuta. Tra i danni maggiori provocati dalla cementificazione forzata ci sono quelli sull’ambiente e sul clima. Sabrina Alfonsi Assessora all’ambiente, ha sottolineato come questo rapporto non sia “positivo ma negativo per Roma. Partiamo da qui proprio per sviluppare una positività con la conoscenza del dato reale del consumo di suolo nell’ottica di una programmazione da parte della città e degli impegni presi dal sindaco Gualtieri”.

Il consumo di suolo sposta la città verso la campagna

Prima di essere eletto, Roberto Gualltieri si era impegnato per una città “a consumo di suolo zero,che mette al centro processi profondi e sistematici di rigenerazione urbana e di riqualificazione e riutilizzo del patrimonio costruito esistente”. Negli ultimi 20 anni Roma ha avuto uno sviluppo verso i comuni che si trovano al di là del Grande Raccordo anulare. L’emergenza abitativa si è andata estendendo verso la campagna, erodendo spazi utili ad attività economiche. Certo c’era necessità di alloggi ma le soluzioni sono diventate scelte più o meno pianificatorie delle passate amministrazioni verso la campagna.

Insomma, c’è stato uno spostamento della città verso la prima cintura. L’ambizione con le ultime elezioni di governare una città più sostenibile, rafforzando il territorio anche contro le calamità naturali, gli allagamenti, le strade impercorribili, è rimasta a metà strada.

L’analisi Ispra mostra una città divisa in tre

Ma dove sono stati consumati i 105 ettari? Nelle aree periferiche – spiega Ispra- con prevalenza nei Municipi IX, XI e XII. Tuttavia il territorio più edificato è il Centro, con punte record del 73% nel municipio I, per esempio. È chiaro che bisogna invertire la tendenza e non creare altri squilibri. La mappa attuale in ragione di una somma di errori ci fa vedere addirittura tre città: una tra le Mura Aureliane e il GRA; una tra il GRA e i Comuni confinanti e l’ultima dentro le mura, ossia una città vuota grande come Bologna. Uno smacco per chiunque avesse voluto pianificare lo sviluppo della Capitale preservandone storia, paesaggio ed ambiente.

Peggio ancora, pensando all’Europa che ha inserito la Capitale d’Italia tra le città campione su cui misurare gli andamenti climatici. Per vederli migliorati evidentemente, a partire proprio dagli spazi urbani. L’urgenza di fare meglio delle giunte Raggi, Marino e Alemanno è riconosciuta dall’Amministrazione Gualtieri che teme che Roma tra 60 anni avrà il clima di Tunisi, pur non essendo nata per sostenerlo. Sarà pur vero che i risultati edilizi attuali sono effetto di scelte di molti anni fa e in parte del Piano Regolatore del 1962. Ma siamo davanti ad pesante contraddizione, laddove il Parlamento periodicamente discute di leggi da aggiornare, di protezione ambientale, di edilizia sostenibile e di quei 2 metri quadrati al secondo di terreno che vengono mangiati.

Nel cuore di Roma migliaia di case vuote

La Roma dei 15 minuti di circolarità da un capo all’altro, presentata da Gualtieri alle elezioni è ancora lontana. Il Comune si dice impegnato su forestazione, verde, permeabilizzazione del suolo e uso di terre da farne terre agricole in ottica di sostenibilità. Però dentro le mura le migliaia di case vuote da recuperare vanno messe in relazione ad una autentica rigenerazione urbana per evitare che si consumi nuovo suolo. Gli uffici del Campidoglio lo sanno. L’Agro romano si riduce progressivamente e l’Amministrazione deve pensare a come ripopolare le centinaia di migliaia di appartamenti disabitati per la stessa vitalità dell’Urbe. L’Assessore all’Urbanistica Maurizio Veloccia davanti ai dati Ispra pensa ad un piano che non preveda “più la ricerca di nuove risorse ma un migliore utilizzo di quelle attuali”. I soldi per fermare quel 7,1% di suolo consumato a livello nazionale ogni anno, variano tra 81 e 99 miliardi di euro, secondo i Verdi. Roma se non si muove, ne assorbirebbe una parte impegnativa per il suo primato negativo.

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