Nel segno del 5. Come i gol rifilati al Palermo ma soprattutto come le vittorie consecutive in campionato, che valgono una candidatura serissima per il terzo posto. In casa Roma di motivi per sorridere ce ne sarebbero tanti: il gioco ritrovato, i punti che piovono con una frequenza impensabile solo un mese fa, i gol di Dzeko e Salah, una condizione fisica finalmente al top. Eppure il lunedì giallorosso, se non rovinato, è quantomeno turbato dal caso Totti, impossibile da sottovalutare in qualsiasi piazza, figuriamoci in una bollente come quella romanista.
I fatti sono noti: il Capitano non ha gradito il trattamento di Spalletti e ha espresso il suo dissenso con un’intervista infuocata, il tecnico si è infuriato e lo ha allontanato dal ritiro di Trigoria. La rottura è quasi totale e quel quasi, visto il peso del personaggio in questione, va messo di default. Difficilmente però potrà ancora esserci un binomio Roma-Totti, nonostante l’Olimpico si sia schierato in larga maggioranza con il suo capitano.
“Ci sono dei ruoli da rispettare, dovevo per forza mettere ordine nel gruppo – ha spiegato Spalletti. – Lui è un grande campione e merita rispetto ma questo vale per tutti, altrimenti ognuno si sentirebbe autorizzato a dire ciò che vuole quando gli pare. Comunque è una cosa già passata, tornerà ad allenarsi con noi già da domani (oggi per chi legge, n.d.r.)”. Il tentativo di minimizzare però non cancella quanto avvenuto: l’impressione, infatti, è che le parti proveranno a convivere civilmente fino a maggio, dopodiché, a contratto scaduto, ognuno per la sua strada.
Un caso clamoroso, che ha messo in secondo piano lo splendido 5-0 di ieri sera. Un pokerissimo di tutto rispetto, per quanto il Palermo si sia dimostrato avversario allo sbando: a Zamparini, reo di aver cambiato 6 allenatori (!), fischieranno le orecchie ma la crisi rosanero è soprattutto colpa sua. La rinascita della Roma invece è tutta di Spalletti, bravissimo a rivitalizzare giocatori come Dzeko e Salah, ormai lontani parenti delle “controfigure” viste con Garcia.
Il bosniaco, dopo aver sbagliato un gol incredibile, si è rifatto con una doppietta da bomber vero (30’, 89’), l’egiziano ha fatto lo stesso regalando al suo pubblico la perla della serata: se il gol al 60’ è stato normale amministrazione così non è per quello segnato 2’ dopo, un vero e proprio capolavoro che è valso il tributo di tutto l’Olimpico. In mezzo anche la rete di Keita (50’) e il rientro in campo di Strootman, di nuovo abile e arruolato dopo 13 mesi ai box.
Decisamente meno scoppiettante (in tutti i sensi) la domenica della Lazio, ormai rassegnata a un campionato da comprimaria. I propositi di rimonta di Pioli si sono frantumati nel pareggio del Matusa, un grigio 0-0 che fa invece comodo al Frosinone, ora a soli 2 punti dalla Sampdoria quartultima (e domenica, a Marassi, ci sarà lo scontro diretto).
“Per quello che abbiamo in mente non ci servono i pareggi, così non si possono recuperare posizioni – ha ammesso il tecnico biancoceleste. – Non abbiamo fatto una buona partita, ci sono mancati ritmo e precisione. I pareggi non ci servono a niente, di questo passo il nostro sarà un campionato mediocre”. Una non riesce a sorridere nemmeno quando vince, l’altra ha ormai accesso il conto alla rovescia per finire al più presto questo campionato. La Capitale, insomma, non sembra proprio trovare pace.