Dopo settimane di alta tensione, arrivano i primi guai istituzionali per la giunta Raggi del Comune di Roma. Il capo di gabinetto Carla Raineri, già finita al centro delle polemiche per il suo stipendio da 193mila euro l’anno, e l’assessore al bilancio Marcello Minenna hanno rassegnato ieri le dimissioni. L’annuncio della revoca della Raineri, deciso dalla sindaca Virginia Raggi, è comparso alle 5 del mattino su Facebook, mentre il passo indietro di Minenna è stato annunciato dall’Ansa.
“Trasparenza. È uno dei valori che ci contraddistingue e che perseguiamo – ha spiegato la prima cittadina in un post pubblicato nella notte –. Per questo motivo abbiamo deciso di chiedere un parere all’Anac, l’Autorità Nazionale Anticorruzione, su tutte le nomine fatte finora dalla Giunta. Una richiesta per garantire il massimo della trasparenza: il ‘palazzo’ deve essere di vetro: tutti i cittadini devono poter vedere cosa accade dentro. Questo è il M5S”.
Alla luce di due pareri contrastanti, “ci siamo rivolti all’Anac – ha continuato Raggi – che, esaminate le carte, ha dichiarato che la nomina della dottoressa Carla Romana Raineri a capo di Gabinetto andava rivista in quanto ‘la corretta fonte normativa a cui fare riferimento è l’articolo 90 Tuel (Testo unico enti locali, ndr)’ e l’applicazione al caso di specie ‘dell’articolo 110 Tuel è da ritenersi impropria’. Ne prendiamo atto. Conseguentemente, sarà predisposta l’ordinanza di revoca”. La diretta interessata, però, ha spiegato all’Ansa di aver già rassegnato ieri le proprie dimissioni.
Nel dettaglio, l’articolo 90 del Tuel stabilisce che, per il personale impiegato negli uffici di supporto agli organi di direzione politica, “resta fermo il divieto di effettuazione di attività gestionale anche nel caso in cui nel contratto individuale di lavoro il trattamento economico, prescindendo dal possesso del titolo di studio, è parametrato a quello dirigenziale”. Raineri era stata invece assunta con un contratto dirigenziale (vedi l’articolo 110 del Tuel) che consentiva l’attività gestionale.
E Minenna? L’ormai ex assessore si era battuto per rivedere gli stipendi troppo alti dello staff, soprattutto quello del caposegretreria Salvatore Romeo, ma i suoi consigli non sono stati accettati dalla sindaca. Alla fine, perciò, sono arrivate le dimissioni.
“Rispetto il lavoro del sindaco – ha commentato il premier Matteo Renzi ai microfoni di Rtl –, ha vinto lei, a lei onori e oneri, non metto bocca sulla squadra, chi vince ha la responsabilità e il dovere di governare”.
Il Presidente del Consiglio è tornato anche sulla candidatura di Roma per i Giochi del 2024: “Le Olimpiadi sono una cosa fantastica. Consentono un investimento sul futuro delle città. Io non avrei alcun dubbio. O sì o no. Se Raggi non firma la lettera, Roma è fuori. La mia impressione è che noi siamo in testa in questo momento. Dire di no alle Olimpiadi sarebbe un atto molto triste. Spero che la sindaca Raggi prosegua su quello che abbiamo già deciso a livello istituzionale, ma se dirà di no ne prenderemo atto. Scelgano i Cinque Stelle cosa fare, tocca a loro. Non farò atti lesivi sull’autonomia su Roma o di altre città: se dirà di no vorrà dire che in futuro candideremo altre città”.
AGGIORNAMENTO
In giornata si sono dimessi anche il direttore generale di Atac, Marco Rettighieri, e l’amministratore unico della stessa azienda, Armando Brandolese. Alcuni giorni fa Rettighieri aveva inviato una lettera all’assessora alla Mobilità Linda Meleo in cui contestava le cifre divulgate relative ai convogli della metro A circolanti entro metà settembre, spiegando anche che i 18 milioni stanziati dalla giunta Raggi “non sono ancora disponibili perché nessun bonifico è stato effettuato da Roma Capitale verso Atac”.
Proprio ieri il dg aveva rincarato la dose: “Penso di lasciare, non ci sono le condizioni, che senso avrebbe continuare?”. Aggiungendo poi: “Sono un tecnico, non un politico. I tecnici devono poter agire all’interno di un mandato chiaro, ampio e liberamente”. Dura la risposta del Campidoglio, con Meleo che aveva replicato: “Ci dica se si fida lui di questa amministrazione”.
E non finisce qui: nel primo pomeriggio sono arrivate anche le dimissioni del presidente di Ama Alessandro Solidoro. In una nota l’amministratore della partecipata romana, nominato solo poche settimane fa settimana, ha comunicato che, dopo l’addio dell’assessore al Bilancio Marcello Minenna, “ha ritenuto venute meno le condizioni per l’incarico affidatogli”.