Le romane si riprendono la Champions, il Milan mette a rischio l’Europa League. È questo, in sintesi, il titolo del turno infrasettimanale in chiave coppe, con le squadre della Capitale a sorridere per due successi importantissimi e i rossoneri a rimuginare su un pareggio, l’ennesimo, che serve davvero a poco.
Di Francesco batte il Genoa e questa, con tutto il rispetto, non è una grande notizia, il successo di Inzaghi in quel di Firenze, con tanto di doppia rimonta, invece sì. Perché l’Inter, spettatrice interessata di questo mercoledì di campionato, aveva già fatto la bocca al sorpasso sulla Lazio e invece deve rimandare i sogni di gloria almeno fino al prossimo weekend.
Partita folle quella del Franchi, con entrambe le squadre in 10 dopo meno di un quarto d’ora (espulsi Sportiello e Murgia), il 2-0 della Fiorentina firmato Veretout (16’ e 31’ su rigore) che sembrava chiudere ogni discorso, il 2-2 della Lazio già nel primo tempo a riaprire tutto (Luis Alberto al 39’, Caceres al 45’), il nuovo vantaggio viola (ancora Veretout al 54’), la grande rimonta biancoceleste tra il 70’ (Felipe Anderson) e il 73’ (Luis Alberto) a riconquistare la zona Champions.
“Alleno dei ragazzi straordinari – il commento orgoglioso di Inzaghi – Ad agosto si diceva che non saremmo arrivati nemmeno tra le prime 8, invece vogliamo ballare fino alla fine e poi vedremo”.
Decisamente meno emozioni all’Olimpico, dove una Roma forse già concentrata sui prossimi impegni (la trasferta in casa Spal e, soprattutto, di Liverpool) ha battuto il Genoa con una partita senza infamia e senza lode. Un 2-1 figlio di un calo di concentrazione piuttosto evidente, tanto che i giallorossi, ottimi per un’ora, hanno rischiato in un finale più stentato del previsto.
Dopo il gol di Under (17’) e l’autorete di Zukanovic (52’) è arrivato il tap-in di Lapadula (61’) e lì i giallorossi hanno un po’ tremato, rischiando di compromettere una vittoria che sembrava scontata. Restano comunque i 3 punti e questo, alla luce della classifica, è ciò che conta di più.
“Avevamo la gara in mano, poi però, siccome siamo un po’ masochisti, ci siamo complicati la vita – l’analisi di Di Francesco – Ad ogni modo è normale che l’ambiente pensi già al Liverpool, qui non siamo certo abituati a giocare una semifinale di Champions”.
Chi sicuramente non la farà, almeno il prossimo anno, è il Milan di Gattuso, che di questo passo non deve dare per scontata nemmeno l’Europa League. Il pareggio di Torino, il quarto nelle ultime cinque partite, tiene a distanza gli uomini di Mazzarri e la Fiorentina ma non Atalanta e Sampdoria, di nuovo a ridosso grazie alle vittorie su Benevento e Bologna.
Il problema dei rossoneri è che il successo manca dal 18 marzo scorso (3-2 sul Chievo) e, soprattutto, che le gambe non sembrano più girare come prima. E dire che col Toro s’era anche messa bene: al 4’ Belotti sbagliava un rigore calciando sulla traversa e al 9’ Bonaventura, per la solita legge del calcio (gol sbagliato, gol subito) trovava l’1-0 con un gran destro da fuori area.
Poi però nella ripresa il solito calo fisico e così i granata trovavano il pareggio con De Silvestri (70’), prima che il finale regalasse occasioni da una parte (grande parata di Donnarumma su Ljajic) e dall’altra (palo colpito da Abate in pieno recupero). L’1-1 finale è dunque il risultato più giusto e conferma il paradosso rossonero: tanto solido (l’unica sconfitta del girone di ritorno resta quella con la Juve) quanto poco incisivo (il successo, come detto in precedenza, manca ormai da più di un mese).
“Nel finale la squadra aveva poche energie e questo è un dato di fatto – ha ammesso Gattuso – Purtroppo ultimamente commettiamo più errori di prima e segnamo pochi gol, anche per colpa mia e del mio staff. Ora è inutile parlare di Champions, ci conviene stare attenti a quelle dietro”.
La corsa per l’Europa riprenderà sabato proprio con Milan e Roma, impegnate rispettivamente contro Benevento e Spal, mentre Lazio e Inter risponderanno domenica con Sampdoria e Chievo. Un turno di difficile lettura, che ci dirà però molto su come andranno a finire le cose.