Un tempo a testa e un punto ciascuno. Messa così il pareggio tra Roma e Atalanta non è che una logica conseguenza, il 3-3 dell’Olimpico però è stato troppo bello per essere liquidato così in fretta. Si potrebbero dire tante cose sul monday night di questa seconda giornata, a cominciare dai complimenti per la solita grande Atalanta di Gasperini, alla quale è mancata però la lucidità per gestire il match fino in fondo e portarsi a casa una vittoria che, a un certo punto, sembrava addirittura scontata. I nerazzurri comunque sono ampiamente giustificati: l’imminente trasferta di Copenaghen ha finito per pesare su scelte (tanti big lasciati a riposo, Papu Gomez su tutti) e forze fisiche, e poi un punto in casa della Roma si accetta col sorriso a prescindere, anche se sei stato in vantaggio di due gol e il 3-3 è arrivato solo all’82’.
Ragionamento opposto invece in casa giallorossa, dove il pari, seppur figlio di una rimonta fiera e, per certi versi, insperata, sta abbastanza stretto. Certo, l’Atalanta merita ormai una considerazione da big e riacciuffare una gara che sembrava compromessa lascia comunque un sorriso, Di Francesco però non può pensare di alzare l’asticella (tradotto lottare per lo scudetto) se i suoi continuano ad alternare calcio sontuoso a errori da oratorio. “All’intervallo ne avrei cambiati 6 o 7 – ha ammesso il tecnico giallorosso. – L’Atalanta andava il doppio ma noi eravamo troppo brutti per essere veri. Per fortuna che dopo ci siamo ripresi a abbiamo avuto una grande reazione, io però divento matto perché vorrei vedere maggiore attenzione”.
Analisi onesta quella tecnico giallorosso, consapevole che il lavoro per portare i suoi a lottare per il vertice è ancora lungo. Ciò che è successo tra il 2’ (1-0 stepitoso di Pastore) e il 38’ ha dell’incredibile, con l’Atalanta a segnare addirittura tre gol (Castagne e doppietta di Rigoni) e la Roma a guardare imbambolata. Sembrava il preludio di un tracollo che avrebbe lasciato strascichi molto pesanti, tanto più nel giorno in cui Strootman ha preso la via di Marsiglia per 25 milioni più 3 di bonus (“non gli abbiamo certo puntato la pistola alla tempia” la replica di Monchi alle parole velenose dell’olandese, che sostiene di essere stato scaricato), invece nel secondo tempo, come già visto in diversi campi in questo pazzo inizio di campionato, è cominciata un’altra partita.
La scossa l’ha data Florenzi con la percussione che ha portato al 2-3 (60’) e alla fine, a furia di insistere, è arrivato il 3-3 di Manolas, lesto a sfruttare un calcio piazzato e a battere Gollini (82’). Nel finale c’è stato spazio addirittura per due occasionissime che avrebbero potuto portare al 4-3 (prima Schick, poi Kluivert), ma anche per un paio di contropiedi nerazzurri che hanno fatto sudare freddo il popolo dell’Olimpico. Il risultato giusto, dunque, è questo, e come spesso accade in situazioni del genere nessuno torna a casa davvero soddisfatto. Perché partite così divertono soprattutto gli spettatori neutrali, non certo chi sogna di alzare l’asticella dei propri obiettivi.