Scontro tra governo e Sardegna per le pale eoliche. Non è un gioco da spiaggia, ma una partita politica estiva che guarda già all’autunno. Chi ricorda un‘estate così rovente sul fronte ambientale ed energetico? Gli italiani che si godono le meritate vacanze – a cominciare dalla premier, detto senza sarcasmo – non devono angosciarsi per le future bollette o se l’energia che consumano viene prodotta inquinando o no. La partita se la giocano i politici, e per chi ha voglia di seguirli c’è tutto il resto dell’anno. Ma, guarda caso, proprio nel pieno della calura, il governo sforna provvedimenti su provvedimenti su ambiente, clima, energia. Addirittura un ricorso alla Corte Costituzionale contro una legge della Sardegna.
Ancora i No a tutto?
Ecco i fatti: la presidente della Regione Sardegna Alessandra Todde ha fatto approvare una moratoria di 18 mesi – dice lei – contro nuovi impianti per fonti rinnovabili. È stato un punto centrale del suo programma elettorale, ma il governo ritiene che la legge regionale violi ben tre articoli della Costituzione. Todde in realtà vuole fermare l’installazione di pale eoliche in determinati posti. “La nostra legge si è dimostrata efficace e di impatto, obbligando il governo ad impugnarla”, ha detto. Ci troviamo così di fronte a un ennesimo scontro tra opposizioni, divieti e “No” a tutto. Comitato dopo comitato, petizione dopo petizione, siamo arrivati al 2024 con un carico di malintesi e strategie poco trasparenti su ciò che realmente serve per migliorare e crescere. Per una volta diciamocelo: una botta di patriottismo ci sta. Ci arriva da destra, purtroppo. Anche in quest’estate da bollino rosso permanente, con la splendida Sardegna inclusa. Che tempi, quando Silvio Berlusconi mostrava la sua Costa Smeralda ricca e fastosa al mondo intero. Il finto Vesuvio fumante nella sua villa demonizzava i cambiamenti climatici. Oggi, sul caso delle pale eoliche, il partito della premier viene giudicato per un’ambiguità di comportamenti tra Roma e Cagliari. Su quelle del partito della presidente Todde meglio non dire. Ci consola sapere che a Roma esiste un giudice. Per fortuna.